Buonasera Dottori, Vi scrivo per mia figlia, 13 anni che non vuole più andare a scuola. La sintomato
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Buonasera Dottori, Vi scrivo per mia figlia, 13 anni che non vuole più andare a scuola. La sintomatologia è iniziata 2 anni fa circa con disturbi dell'umore, io che sono suo padre sono bipolare 2, aveva anche molto spesso mal di testa, è in cura da un neuropsichiatra infantile e assume tegretol e mutabon mite. Ha avuto dei miglioramenti, lo scorso anno le abbiamo proposto di effettuare la psicoterapia per completare il tutto, ha provato ma poi ha smesso perché non se la sente di parlare dei suoi problemi. Le ho riproposto di iniziare nuovamente un percorso psicologico, ma non be vuol sentire parlare. Ora a questo punto, che mi consigliate di fare?
Io e mia moglie non sappiamo più dove battere la testa.
in attesa di una Vostra risposta, cordiali saluti.
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Buonasera, potreste pensare di effettuare come famiglia un incontro con uno psicologo, non includendo necessariamente fin da subito vostra figlia. Chiedere un consulto in qualità di genitori può aiutare ad orientarvi in questo momento.
Qualora ne aveste il desiderio, potete contattarmi.
Un saluto, L.R
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Buonasera, mi dispiace molto per ciò che state vivendo, non deve essere facile affrontare il tutto e comprendo lo stato confusionale di voi genitori. Avete considerato la possibilità di una terapia familiare? Forse vostra figlia non vuole affrontare un percorso da sola..
Buonasera, è importante che vostra figlia sia monitorata dal neuropsichiatra rispetto alla cura farmacologica. Per quanto riguarda il percorso psicoterapico, è importante rispettare i suoi tempi: potrebbe non sentirsi ancora pronta ad aprirsi. Potreste riproporglielo fra qualche mese e vedere come reagisce.
Un caro saluto
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Buonasera, grazie per la sua condivisione.
Immaginando la difficoltà della situazione, il primo suggerimento sarebbe quello di rivolgersi al vostro neuropsichiatra infantile per comprendere cosa si può fare di diverso in questo momento qualora la ragazza continui a non voler andare in psicoterapia. Al contrario, può essere utile riproporre un incontro con più psicologi, che abbiano dimestichezza con l'età evolutiva, lasciandole la scelta rispetto alla persona con cui si trova meglio. La relazione è più importante dell'approccio in sé stesso, all'interno della relazione di cura.
A presto
VB
Immaginando la difficoltà della situazione, il primo suggerimento sarebbe quello di rivolgersi al vostro neuropsichiatra infantile per comprendere cosa si può fare di diverso in questo momento qualora la ragazza continui a non voler andare in psicoterapia. Al contrario, può essere utile riproporre un incontro con più psicologi, che abbiano dimestichezza con l'età evolutiva, lasciandole la scelta rispetto alla persona con cui si trova meglio. La relazione è più importante dell'approccio in sé stesso, all'interno della relazione di cura.
A presto
VB
Buonasera,
grazie del suo messaggio.
Avete mai pensato di intraprendere un percorso di PSICOTERAPIA FAMILIARE? A volte il sintomo di un individuo è l'espressione di un malessere all'interno di un contesto familiare. Magari potrebbe essere un'alternativa a un percorso individuale di sua figlia, e potrebbe al tempo stesso portare nuove consapevolezze e nuovi equilibri all'interno del vostro sistema.
Il mio approccio è SISTEMICO RELAZIONALE e posso lavorare sia sul singolo, sia sulle coppie, che con le famiglie.
A disposizione.
In bocca al lupo!
grazie del suo messaggio.
Avete mai pensato di intraprendere un percorso di PSICOTERAPIA FAMILIARE? A volte il sintomo di un individuo è l'espressione di un malessere all'interno di un contesto familiare. Magari potrebbe essere un'alternativa a un percorso individuale di sua figlia, e potrebbe al tempo stesso portare nuove consapevolezze e nuovi equilibri all'interno del vostro sistema.
Il mio approccio è SISTEMICO RELAZIONALE e posso lavorare sia sul singolo, sia sulle coppie, che con le famiglie.
A disposizione.
In bocca al lupo!
Buonasera,
comprendo profondamente la vostra preoccupazione per vostra figlia e la difficoltà di affrontare una situazione così delicata. È importante riconoscere che i ragazzi in età adolescenziale possono vivere momenti di grande fragilità, e il rifiuto della scuola può essere un segnale di disagio che merita attenzione e ascolto.
Il fatto che vostra figlia sia già seguita da una neuropsichiatra infantile è sicuramente un passo importante e positivo. Tuttavia, come avete già intuito, la psicoterapia potrebbe rappresentare un valido supporto per affrontare in modo più completo le difficoltà emotive e comportamentali che sta vivendo. Il rifiuto iniziale di intraprendere questo percorso è comprensibile: parlare di sé e delle proprie emozioni può risultare faticoso, soprattutto a quell'età.
In questi casi, potrebbe essere utile procedere con gradualità, senza forzare, ma cercando di farle percepire la terapia come uno spazio sicuro, dove potrà esprimersi liberamente, senza giudizi. Potreste considerare l'idea di cambiare approccio terapeutico, magari optando per percorsi più creativi o meno verbali, come la terapia attraverso l'arte o tecniche di rilassamento e mindfulness, che talvolta risultano meno invasive per gli adolescenti.
Un'altra possibilità potrebbe essere quella di intraprendere voi stessi un percorso di supporto genitoriale, per ricevere indicazioni pratiche su come affrontare il problema e aiutarla a sentirsi più compresa e sostenuta. Spesso, quando i genitori mostrano apertura e intraprendono un percorso, anche i figli si sentono più propensi a fare altrettanto.
In ogni caso, è fondamentale continuare a mantenere aperto il dialogo con vostra figlia, facendole sentire che siete presenti e disponibili, senza pressioni.
Sarebbe utile e consigliato approfondire la situazione rivolgendosi ad uno specialista per una valutazione più approfondita e personalizzata.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
comprendo profondamente la vostra preoccupazione per vostra figlia e la difficoltà di affrontare una situazione così delicata. È importante riconoscere che i ragazzi in età adolescenziale possono vivere momenti di grande fragilità, e il rifiuto della scuola può essere un segnale di disagio che merita attenzione e ascolto.
Il fatto che vostra figlia sia già seguita da una neuropsichiatra infantile è sicuramente un passo importante e positivo. Tuttavia, come avete già intuito, la psicoterapia potrebbe rappresentare un valido supporto per affrontare in modo più completo le difficoltà emotive e comportamentali che sta vivendo. Il rifiuto iniziale di intraprendere questo percorso è comprensibile: parlare di sé e delle proprie emozioni può risultare faticoso, soprattutto a quell'età.
In questi casi, potrebbe essere utile procedere con gradualità, senza forzare, ma cercando di farle percepire la terapia come uno spazio sicuro, dove potrà esprimersi liberamente, senza giudizi. Potreste considerare l'idea di cambiare approccio terapeutico, magari optando per percorsi più creativi o meno verbali, come la terapia attraverso l'arte o tecniche di rilassamento e mindfulness, che talvolta risultano meno invasive per gli adolescenti.
Un'altra possibilità potrebbe essere quella di intraprendere voi stessi un percorso di supporto genitoriale, per ricevere indicazioni pratiche su come affrontare il problema e aiutarla a sentirsi più compresa e sostenuta. Spesso, quando i genitori mostrano apertura e intraprendono un percorso, anche i figli si sentono più propensi a fare altrettanto.
In ogni caso, è fondamentale continuare a mantenere aperto il dialogo con vostra figlia, facendole sentire che siete presenti e disponibili, senza pressioni.
Sarebbe utile e consigliato approfondire la situazione rivolgendosi ad uno specialista per una valutazione più approfondita e personalizzata.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Buongiorno. Ho letto e penso che la situazione sia molto delicata ; ritengo che forzare la ragazza ad andare a scuola o dallo psicologo può peggiorare la situazione. L'atteggiamento vncente è quello dell'ascolto e della serena vicinanza , ed esorto entrambi voi genitori a considerare un percorso psicologico che vi sostenga e possa fornirvi anche strategie di comportamento e di comunicazione costruttive in un momento così delicato per vostra figlia , alla quale tuttavia può essere utile proporre attività alternative alla scuola che la aiutino ad esprimersi e a fare scarico emotivo : una attività sportiva, un corso che le piaccia, il teatro . la saluto e le faccio un mondo di auguri . Maria Teresa Fiorentino
Gentilissimo,
mi dispiace per ciò che sta vivendo e grazie per la sua condivisione. L'età evolutiva è molto complessa e ancor più se vi sono difficoltà psichiatriche o neuropsichiatriche. E' di fondamentale importanza in questo momento continuare i controlli di routine con neuropsichiatra infantile e, se vi sono, con altri specialisti. Se possibile sarebbe anche ottimale chiedere supporto anche alla rete del territorio. Ciò implica interfacciarsi regolarmente con la scuola per avere un feedback anche da loro: non riguardante il rendimento, ma riguardante il comportamento e l'aspetto emotivo, se possibile. Un'altro aiuto possono rappresentare le associazioni del territorio come per esempio coloro che si occupano di Interventi Assistiti con gli Animali o comunemente chiamata Pet Therapy che sembrerebbero avere sempre maggiormente un impatto positivo sui bambini sia con che senza difficoltà psichiatriche, lo stesso vale per la danzaterapia o la musicoterapia se presenti tramite associazioni locali. Piano piano e sottilmente questo intervento di rete può includere la proposta di una psicoterapeuta infantile in modo da accompagnare la farmacoterapia e aiutare sua figlia a stare meglio e gestire meglio il disturbo. Infatti, la psicoterapia sarebbe fondamentale da affiancare al percorso di cura e altresì è fondamentale uno specialista che aggradi a sua figlia e che riesca ad avvicinarcisi considerando il momento di vita che sta vivendo.
Spero di averle dato un po' più di chiarezza, per qualsiasi cosa non esiti a contattarmi. Dott.ssa Tommasini
mi dispiace per ciò che sta vivendo e grazie per la sua condivisione. L'età evolutiva è molto complessa e ancor più se vi sono difficoltà psichiatriche o neuropsichiatriche. E' di fondamentale importanza in questo momento continuare i controlli di routine con neuropsichiatra infantile e, se vi sono, con altri specialisti. Se possibile sarebbe anche ottimale chiedere supporto anche alla rete del territorio. Ciò implica interfacciarsi regolarmente con la scuola per avere un feedback anche da loro: non riguardante il rendimento, ma riguardante il comportamento e l'aspetto emotivo, se possibile. Un'altro aiuto possono rappresentare le associazioni del territorio come per esempio coloro che si occupano di Interventi Assistiti con gli Animali o comunemente chiamata Pet Therapy che sembrerebbero avere sempre maggiormente un impatto positivo sui bambini sia con che senza difficoltà psichiatriche, lo stesso vale per la danzaterapia o la musicoterapia se presenti tramite associazioni locali. Piano piano e sottilmente questo intervento di rete può includere la proposta di una psicoterapeuta infantile in modo da accompagnare la farmacoterapia e aiutare sua figlia a stare meglio e gestire meglio il disturbo. Infatti, la psicoterapia sarebbe fondamentale da affiancare al percorso di cura e altresì è fondamentale uno specialista che aggradi a sua figlia e che riesca ad avvicinarcisi considerando il momento di vita che sta vivendo.
Spero di averle dato un po' più di chiarezza, per qualsiasi cosa non esiti a contattarmi. Dott.ssa Tommasini
buongiorno, comprendo la sua sensazione di preoccupazione e spaesamento per la situazione di sua figlia; da ciò che ha descritto sembrerebbe che si stia presentando un sintomo di ritiro scolastico, ma andrebbe approfondita l'anamnesi psicologica per capire meglio le oscillazione dell'umore (come lei accenna), sintomi sociali/relazionali ed altre componenti inerenti una buona diagnosi evolutiva. Sua figlia è in un periodo di transizione tra l'infanzia e la pubertà/adolescenza e spesso (più spesso di quanto si pensi) in questa fase di vita possono emergere tematiche o problematiche psico-emotive, la cui natura se ben trattate può essere transitoria ed essere superate poiché l'adolescenza è un periodo della vita caratterizzato anche da importanti fattori di resilienza.
Sicuramente il rifiuto di intraprendere un percorso psicoterapeutico vi mette in una condizione di difficoltà ulteriore; in base alle mie esperienze vi consiglierei di cercare, confrontandovi anche con la vostra NPI, se nella vostra città esistano cooperative o associazioni del terzo settore che svolgono interventi psicologici domiciliari sul modello del 'Compagno Adulto', che è uno dei trattamenti d'elezione in questi casi e può sostenere vostra figlia e accompagnarla in un percorso di sostegno psicologico ed emotivo.
Trattandosi di un intervento abbastanza specifico, seppur sempre più diffuso, vi consiglio di informarvi anche tramite internet su cosa sia questa figura e quale sia la sua funzione. Credo possa essere accolto in modo migliore da vostra figlia.
Cari saluti
Sicuramente il rifiuto di intraprendere un percorso psicoterapeutico vi mette in una condizione di difficoltà ulteriore; in base alle mie esperienze vi consiglierei di cercare, confrontandovi anche con la vostra NPI, se nella vostra città esistano cooperative o associazioni del terzo settore che svolgono interventi psicologici domiciliari sul modello del 'Compagno Adulto', che è uno dei trattamenti d'elezione in questi casi e può sostenere vostra figlia e accompagnarla in un percorso di sostegno psicologico ed emotivo.
Trattandosi di un intervento abbastanza specifico, seppur sempre più diffuso, vi consiglio di informarvi anche tramite internet su cosa sia questa figura e quale sia la sua funzione. Credo possa essere accolto in modo migliore da vostra figlia.
Cari saluti
Buonasera, mi rendo conto che la situazione che sta vivendo con sua figlia possa essere molto difficile e dolorosa per voi come genitori. Affrontare il rifiuto di una figlia di 13 anni verso la scuola e il rifiuto di un percorso psicoterapeutico, specialmente in un contesto familiare in cui lei stessa sta attraversando delle difficoltà emotive, è una situazione che richiede molta pazienza, comprensione e un approccio delicato.
Il fatto che sua figlia stia attraversando un periodo di difficoltà emotiva legato alla sua salute mentale, con disturbi dell'umore e mal di testa ricorrenti, è importante da considerare. La sua condizione psicologica, soprattutto se legata a un disturbo bipolare (come quello che lei stesso sta vivendo), potrebbe influenzare in modo significativo il suo comportamento, le sue emozioni e la sua capacità di affrontare le sfide quotidiane, tra cui la scuola.
Per quanto riguarda il fatto che sua figlia non voglia partecipare a un percorso psicoterapeutico, è importante ricordare che l'adolescenza è un periodo in cui molti giovani si sentono restii ad aprirsi, soprattutto su temi che li fanno sentire vulnerabili. La resistenza al percorso terapeutico, in questi casi, può essere anche una reazione difensiva. Potrebbe sentirsi sopraffatta o temere di affrontare emozioni dolorose o traumi che preferisce evitare. È importante, quindi, non forzarla, ma cercare di creare uno spazio sicuro e di ascolto per lei.
Proporre un nuovo tentativo di psicoterapia potrebbe essere utile, ma il modo in cui le si presenta è cruciale. Potrebbe essere utile cercare di esplorare insieme a lei, in un ambiente sereno, perché ha smesso di frequentare la terapia in passato. Capire se ci sono delle preoccupazioni specifiche legate al percorso terapeutico o alla figura del terapeuta potrebbe aiutarvi a trovare una soluzione che la metta più a suo agio. In alcuni casi, un terapeuta che possa lavorare in modo diverso, per esempio utilizzando modalità più creative o non verbali, potrebbe essere più adatto a una giovane adolescente che ha difficoltà a verbalizzare i propri sentimenti.
Inoltre, rispetto al rifiuto della scuola, è importante che questa resistenza venga presa sul serio. Spesso, il rifiuto scolastico non è solo un atto di ribellione, ma può essere legato a problematiche più profonde, come l’ansia, la difficoltà di relazionarsi con i compagni o la paura di non essere all'altezza delle aspettative. Potrebbe essere utile affrontare questo tema con delicatezza, senza forzare la situazione, cercando di capire se ci sono delle cause sottostanti che la spingono a rifiutare la scuola. Un dialogo aperto e senza giudizio potrebbe aiutarla a sentirsi più compresa.
Nel frattempo, continuare a monitorare l'andamento dei suoi disturbi e la risposta alla terapia farmacologica è fondamentale. Sarebbe anche importante confrontarsi con il neuropsichiatra infantile che la segue per capire se la situazione evolutiva richiede qualche aggiustamento nel trattamento o se vi sono altri aspetti da esplorare. Un lavoro congiunto tra il neuropsichiatra, la psicoterapia e una comunicazione aperta tra voi genitori potrebbe aiutarla a trovare il supporto adeguato.
Infine, non dimenticatevi di prendervi cura anche di voi come genitori. Affrontare una situazione simile può essere emotivamente impegnativo e stressante. Parlare con un professionista o un gruppo di supporto per genitori che affrontano situazioni simili potrebbe offrirvi un'opportunità di riflessione e sostegno.
Spero che questi suggerimenti possano offrirvi una guida utile. Continuare a mantenere il dialogo aperto con vostra figlia e a essere presenti per lei in modo non invadente è fondamentale in questo momento delicato.
Dott. Luca Vocino
Il fatto che sua figlia stia attraversando un periodo di difficoltà emotiva legato alla sua salute mentale, con disturbi dell'umore e mal di testa ricorrenti, è importante da considerare. La sua condizione psicologica, soprattutto se legata a un disturbo bipolare (come quello che lei stesso sta vivendo), potrebbe influenzare in modo significativo il suo comportamento, le sue emozioni e la sua capacità di affrontare le sfide quotidiane, tra cui la scuola.
Per quanto riguarda il fatto che sua figlia non voglia partecipare a un percorso psicoterapeutico, è importante ricordare che l'adolescenza è un periodo in cui molti giovani si sentono restii ad aprirsi, soprattutto su temi che li fanno sentire vulnerabili. La resistenza al percorso terapeutico, in questi casi, può essere anche una reazione difensiva. Potrebbe sentirsi sopraffatta o temere di affrontare emozioni dolorose o traumi che preferisce evitare. È importante, quindi, non forzarla, ma cercare di creare uno spazio sicuro e di ascolto per lei.
Proporre un nuovo tentativo di psicoterapia potrebbe essere utile, ma il modo in cui le si presenta è cruciale. Potrebbe essere utile cercare di esplorare insieme a lei, in un ambiente sereno, perché ha smesso di frequentare la terapia in passato. Capire se ci sono delle preoccupazioni specifiche legate al percorso terapeutico o alla figura del terapeuta potrebbe aiutarvi a trovare una soluzione che la metta più a suo agio. In alcuni casi, un terapeuta che possa lavorare in modo diverso, per esempio utilizzando modalità più creative o non verbali, potrebbe essere più adatto a una giovane adolescente che ha difficoltà a verbalizzare i propri sentimenti.
Inoltre, rispetto al rifiuto della scuola, è importante che questa resistenza venga presa sul serio. Spesso, il rifiuto scolastico non è solo un atto di ribellione, ma può essere legato a problematiche più profonde, come l’ansia, la difficoltà di relazionarsi con i compagni o la paura di non essere all'altezza delle aspettative. Potrebbe essere utile affrontare questo tema con delicatezza, senza forzare la situazione, cercando di capire se ci sono delle cause sottostanti che la spingono a rifiutare la scuola. Un dialogo aperto e senza giudizio potrebbe aiutarla a sentirsi più compresa.
Nel frattempo, continuare a monitorare l'andamento dei suoi disturbi e la risposta alla terapia farmacologica è fondamentale. Sarebbe anche importante confrontarsi con il neuropsichiatra infantile che la segue per capire se la situazione evolutiva richiede qualche aggiustamento nel trattamento o se vi sono altri aspetti da esplorare. Un lavoro congiunto tra il neuropsichiatra, la psicoterapia e una comunicazione aperta tra voi genitori potrebbe aiutarla a trovare il supporto adeguato.
Infine, non dimenticatevi di prendervi cura anche di voi come genitori. Affrontare una situazione simile può essere emotivamente impegnativo e stressante. Parlare con un professionista o un gruppo di supporto per genitori che affrontano situazioni simili potrebbe offrirvi un'opportunità di riflessione e sostegno.
Spero che questi suggerimenti possano offrirvi una guida utile. Continuare a mantenere il dialogo aperto con vostra figlia e a essere presenti per lei in modo non invadente è fondamentale in questo momento delicato.
Dott. Luca Vocino
Buongiorno, mi spiace molto per la situazione complessa che state affrontando. La difficoltà a frequentare la scuola e il rifiuto di intraprendere una psicoterapia potrebbero essere segnali di un disagio emotivo significativo, che richiede un approccio delicato e personalizzato. È positivo che sia già in cura da una neuropsichiatra infantile e che abbia avuto dei miglioramenti con la terapia farmacologica, ma è altrettanto importante integrare questo percorso con un supporto psicologico, che però deve essere avviato rispettando i tempi e le resistenze do vostra figlia.
Nel caso di ragazzi adolescenti, spesso è utile coinvolgere un terapeuta specializzato in età evolutiva che possa iniziare a costruire un rapporto con lei senza forzarla ad affrontare immediatamente temi difficili. Un approccio basato sul gioco, l'arte o altre modalità creative potrebbe aiutarla ad aprirsi gradualmente. Inoltre, è fondamentale che anche voi come genitori abbiate un supporto, per comprendere meglio come approcciarvi a lei e come gestire il suo rifiuto senza esasperare la situazione.
Vi invito a confrontarvi nuovamente con la neuropsichiatra infantile che la segue, per valutare opzioni alternative e strategie adatte alla sua età e personalità. Inoltre, prendere in considerazione una consulenza familiare potrebbe essere un ulteriore strumento per migliorare la comunicazione e il clima emotivo all'interno della sua famiglia.
Nel caso di ragazzi adolescenti, spesso è utile coinvolgere un terapeuta specializzato in età evolutiva che possa iniziare a costruire un rapporto con lei senza forzarla ad affrontare immediatamente temi difficili. Un approccio basato sul gioco, l'arte o altre modalità creative potrebbe aiutarla ad aprirsi gradualmente. Inoltre, è fondamentale che anche voi come genitori abbiate un supporto, per comprendere meglio come approcciarvi a lei e come gestire il suo rifiuto senza esasperare la situazione.
Vi invito a confrontarvi nuovamente con la neuropsichiatra infantile che la segue, per valutare opzioni alternative e strategie adatte alla sua età e personalità. Inoltre, prendere in considerazione una consulenza familiare potrebbe essere un ulteriore strumento per migliorare la comunicazione e il clima emotivo all'interno della sua famiglia.
Gentilissimo, immagino la sua sofferenza in questo momento e immagino la difficoltà sua e di sua moglie nel gestire questa situazione. Non si può costringere qualcuno a iniziare un percorso psicologico, bisogna sentirsi pronti per affrontare le emozioni e le situazioni che più ci fanno stare male. Magari potreste chiedere aiuto a uno specialista per potervi guidare, in quanto genitori, in questo momento per voi non semplice attraverso un percorso di parent training. Cordialmente, dott.ssa Sara Lucariello
Buondì, grazie per aver condiviso la situazione di vostra figlia. È comprensibile sentirsi frustrati e preoccupati quando un adolescente affronta difficoltà così importanti. Il fatto che abbia già ricevuto supporto da un neuropsichiatra infantile è un passo significativo, e avere un genitore con una storia di disturbo dell'umore può influenzare le sue emozioni e il suo comportamento. Il rifiuto di andare a scuola può essere un segnale di ansia, depressione o semplicemente un modo per esprimere il suo disagio. È positivo che lei abbia già sperimentato la psicoterapia, anche se ha smesso di partecipare. La psicoterapia può essere molto utile, ma è fondamentale che sia lei a sentirsi pronta a riapprocciarsi a questo percorso. Ecco alcuni suggerimenti che potrebbero aiutarvi:
1. Comunicazione aperta: Provate a parlarle senza forzare la questione della terapia. Ascoltate i suoi sentimenti e le sue paure riguardo alla scuola e alla psicoterapia. A volte, i ragazzi hanno bisogno di sentire che i genitori li comprendono e li supportano, senza giudizio.
2. Valutare le opzioni di terapia: Se la psicoterapia tradizionale non sembra adatta, potreste considerare altre forme di supporto, come la terapia di gruppo, la terapia artistica, la danzaterapia o altre modalità che potrebbero risultarle più accessibili.
3. Flessibilità: Se possibile, cercate di adattare le sue esigenze e preferenze. Potrebbe aiutarla a sentirsi meno sotto pressione e più in controllo della sua situazione.
4. Monitorare i sintomi: Continuate a tenere d'occhio eventuali cambiamenti nel suo stato d'animo e nella sua salute. In caso di peggioramenti, consultate il neuropsichiatra per eventuali aggiustamenti nel trattamento.
5. Sostenere un ambiente positivo: Create uno spazio in casa dove possa sentirsi al sicuro per esprimere le sue emozioni. A volte, il semplice fatto di sapere di avere il supporto della famiglia può fare una grande differenza.
Infine, non esitate a cercare un consulto anche per voi come genitori. Gestire una situazione del genere può essere molto impegnativo e avere un professionista che vi guida può essere utile.
Cordiali saluti
1. Comunicazione aperta: Provate a parlarle senza forzare la questione della terapia. Ascoltate i suoi sentimenti e le sue paure riguardo alla scuola e alla psicoterapia. A volte, i ragazzi hanno bisogno di sentire che i genitori li comprendono e li supportano, senza giudizio.
2. Valutare le opzioni di terapia: Se la psicoterapia tradizionale non sembra adatta, potreste considerare altre forme di supporto, come la terapia di gruppo, la terapia artistica, la danzaterapia o altre modalità che potrebbero risultarle più accessibili.
3. Flessibilità: Se possibile, cercate di adattare le sue esigenze e preferenze. Potrebbe aiutarla a sentirsi meno sotto pressione e più in controllo della sua situazione.
4. Monitorare i sintomi: Continuate a tenere d'occhio eventuali cambiamenti nel suo stato d'animo e nella sua salute. In caso di peggioramenti, consultate il neuropsichiatra per eventuali aggiustamenti nel trattamento.
5. Sostenere un ambiente positivo: Create uno spazio in casa dove possa sentirsi al sicuro per esprimere le sue emozioni. A volte, il semplice fatto di sapere di avere il supporto della famiglia può fare una grande differenza.
Infine, non esitate a cercare un consulto anche per voi come genitori. Gestire una situazione del genere può essere molto impegnativo e avere un professionista che vi guida può essere utile.
Cordiali saluti
Buongiorno , posso immaginare quanto questa situazione possa essere difficile e dolorosa per lei e sua moglie. È evidente che state facendo del vostro meglio per sostenere vostra figlia, ma quando ci si trova di fronte a un rifiuto come quello che descrive, può sembrare di essere senza strumenti. È importante ricordare che anche il suo desiderio di aiutare e il suo continuo tentativo di trovare soluzioni sono già passi significativi. La scuola, a questa età, non è solo un luogo di apprendimento, ma anche uno spazio dove si costruiscono relazioni sociali e identità personali. Quando una ragazza di 13 anni si rifiuta di andare a scuola, spesso il disagio va oltre il semplice contesto scolastico. Potrebbe riflettere paure, insicurezze o un senso di pressione che fatica a esprimere. È molto positivo che vostra figlia sia già in cura da un neuropsichiatra infantile, ma è comprensibile che la psicoterapia possa rappresentare per lei un impegno emotivo che al momento percepisce come troppo gravoso. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, un primo passo potrebbe essere quello di esplorare insieme a vostra figlia, in un contesto il più possibile tranquillo e non giudicante, cosa la trattiene dal tornare a scuola. Potrebbe trattarsi di ansia sociale, difficoltà nel gestire le aspettative, o un senso di inadeguatezza. È importante che vostra figlia percepisca che le sue emozioni sono ascoltate e rispettate, senza sentirsi pressata a "dover" affrontare qualcosa per cui non si sente pronta. In parallelo, potrebbe essere utile lavorare su piccoli obiettivi graduali. Ad esempio, se il rientro a scuola appare troppo impegnativo, si potrebbe iniziare con obiettivi più piccoli, come visitare l’edificio scolastico per pochi minuti o partecipare a un’attività con i compagni in un contesto meno formale. L’idea è di creare esperienze positive che possano ridurre gradualmente l’ansia associata all’ambiente scolastico. Per quanto riguarda la terapia psicologica, se vostra figlia non vuole parlarne, si potrebbe cercare un approccio alternativo che le risulti meno intimidatorio. Ad esempio, un terapeuta con esperienza in tecniche ludiche, artistiche o narrative potrebbe aiutarla ad aprirsi senza la pressione di un confronto diretto. Spesso i ragazzi rispondono bene a interventi che non percepiscono come "terapia", ma come attività che li coinvolgono in modo più spontaneo. Infine, è importante che anche lei e sua moglie abbiate il giusto supporto per affrontare questa situazione. Essere genitori in un momento così delicato può essere molto faticoso, e il rischio di sentirsi impotenti o sopraffatti è alto. Un percorso di sostegno per voi potrebbe offrirvi strategie concrete per comunicare con vostra figlia e affrontare la situazione in modo più sereno. Non si perda d'animo: vostra figlia sta attraversando un periodo difficile, ma con il tempo, il supporto giusto e piccoli passi, può riuscire a ritrovare una maggiore serenità e a riprendere la sua vita scolastica e sociale. Resto a disposizione, Dott. Andrea Boggero
Buonasera, data l'età e la sintomatologia legata a un disturbo dell'umore sarà stato difficile per sua figlia assumere farmaci e iniziare un percorso psicoterapico. Se da un lato la prevenzione e il guardare con occhio clinico le situazioni per prenderle in tempo può sicuramente portare un vantaggio, dall'altro potrebbe confermare aspettative e ansie su una situazione che non è sicuro al 100% che vada come ci si aspetta: sua figlia si trova in una fase adolescenziale, caratterizzata da turbamenti, alti e bassi, nuove scoperte, e a volte la linea tra normalità e sintomatologia (in questa fase) può essere molto labile.
Dalla sua domanda non si evincono le motivazioni di sua figlia per il rifiuto nei confronti della scuola e non posso dedurle. Tuttavia, dalle informazioni che ha scritto, le posso solo suggerire accoglienza e pazienza nei confronti di sua figlia, può chiederle cosa succede a scuola o in classe, se ha amici loro potrebbero costituire una buona motivazione per il ritorno a scuola.
Obbligarla a vedere uno psicoterapeuta purtroppo non è la soluzione in questi casi, ma sapere che questa porta rimane aperta le da la possibilità di sceglierla quando si sentirà pronta.
Dalla sua domanda non si evincono le motivazioni di sua figlia per il rifiuto nei confronti della scuola e non posso dedurle. Tuttavia, dalle informazioni che ha scritto, le posso solo suggerire accoglienza e pazienza nei confronti di sua figlia, può chiederle cosa succede a scuola o in classe, se ha amici loro potrebbero costituire una buona motivazione per il ritorno a scuola.
Obbligarla a vedere uno psicoterapeuta purtroppo non è la soluzione in questi casi, ma sapere che questa porta rimane aperta le da la possibilità di sceglierla quando si sentirà pronta.
Consiglierei un approccio sistemico relazionale con una terapia familiare, anche partendo da incontri con i solo genitori se la dovesse inizialmente rifiutarsi di partecipare. La terapia familiare richiede il convolgimento di tutto il nucleo familiare compresi i nonni la dove fossero in coabitazione.
buonasera, credo che sarebbe opportuno intraprendere voi un percorso di psicoterapia per capire meglio cosa prova vostra figlia e conoscerla nel suo essere. Alle volte pensiamo che i disagi dei figli non dipendano dai genitori ma tutt'altro. Credo che questo consiglio possa iniziare ad aiutarla seriamente. Cordiali saluti
Dott. Francesca Romana Casinghini
Dott. Francesca Romana Casinghini
Gentile utente, la situazione di sua figlia è senza dubbio complessa e richiede un'attenzione particolare, soprattutto considerando la sua giovane età e le sfide emotive che sta affrontando. È evidente che la decisione di non andare più a scuola è una manifestazione di un disagio più profondo, che potrebbe essere influenzato sia dalla sua condizione clinica che dalle esperienze di vita quotidiane. La paura di affrontare i propri problemi in terapia è un sentimento comune tra i giovani; può essere difficile aprirsi e condividere ciò che si prova, specialmente in un contesto in cui le aspettative sono alte e l'autoimmagine è fragile. È importante creare un ambiente di supporto e comprensione, in cui sua figlia possa sentirsi al sicuro nel condividere le sue emozioni. Potrebbe essere utile esplorare insieme a lei alternative alla terapia tradizionale, come gruppi di supporto o attività creative che possano funzionare come vie di espressione. Anche il dialogo aperto e sincero, senza pressione per obbligarla a parlare o a tornare a casa, potrebbe favorire una comunicazione più fluida.
Se desidera supporto nel navigare questa situazione e per aiutare sua figlia, non esiti a contattarmi. Troverà uno spazio di profondo ascolto e sostegno senza giudizio. Cordialmente, dottoressa Laura Lanocita.
Se desidera supporto nel navigare questa situazione e per aiutare sua figlia, non esiti a contattarmi. Troverà uno spazio di profondo ascolto e sostegno senza giudizio. Cordialmente, dottoressa Laura Lanocita.
Credo possa essere opportuno avvicinare vostra figlia all'idea di riprendere supporto psicologico, magari motivando la scelta partendo da quei dati oggettivi seppur meno invasivi che potete condividere rispetto al suo malessere. Esistono terapeuti specializzati, formati proprio per supportare questi passaggi delicatissimi, pertanto la soluzione mi sembrerebbe quella più realizzabile. allo stesso tempo, se la piccola già assume una psicofarmacologia può essere utile svolgere una visita di controllo specialistica, in caso contrario, data la situazione di durata protratta e la familiarità gliene proporrei una (visita specialistica psichiatrica)
A disposizione per ogni forma di chiarimento!
Dott.ssa Salvaderi
A disposizione per ogni forma di chiarimento!
Dott.ssa Salvaderi
Buongiorno, se sua figlia rifiuta un percorso psicoterapico, consiglierei di iniziarlo voi come genitori per capire come supportarla e come starle vicino nel modo migliore per lei ma anche per voi.
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