Avrei qualche domanda, ma perché si dice che la capacità di fidarsi del terapista può dipendere anch

17 risposte
Avrei qualche domanda, ma perché si dice che la capacità di fidarsi del terapista può dipendere anche dalla gravità del disturbo? Ma se uno ha un ansia che lo porta da quanto è forte a dubitare di tutto inizialmente viene attenuata con i farmaci e dopo che i farmaci hanno diminuito i sintomi il paziente avendo un quadro clinico molto migliorato può fidarsi molto di più del terapista??? Io ho sentito dire che non esistono casi incurabili,ingestibili ,disperati dove una persona non si può curare. Ma ho sentito che la capacità di fidarsi del terapista può dipendere dalla personalità e dalla gravità del disturbo, ma anche se una persona ha una personalità che tende a essere diffidente se un terapeuta è esperto sa gestirla per piano,piano far aprire il paziente e fargli venire la fiducia, però quando dicono dipende dalla gravità del disturbo mi suona male perché sembra che esistono casi incurabili; ma io so che se un disturbo è Troppo grave inizialmente per poter fare aprire un paziente in terapia è proprio grazie ai farmaci che piano piano una persona può aprirsi, no?
Salve, è una domanda molto interessante quella che lei pone, bisognerebbe capire il contesto che intendeva la persona che ha dato questa risposta. Esistono ad esempio dei casi in cui un disturbo paranoide può avere marcati livelli da far sì che la fiducia con il terapeuta, se riesce ad avvenire, possa sopraggiungere sono dopo molto tempo; ma anche in altri tipi di condizioni, per esempio di abuso, è normale che la relazione terapeutica possa non a venire immediatamente: ecco perché è il primo aspetto a cui dare importanza all’interno di una psicoterapia.
Cordialmente, dott FDL

Risolvi i tuoi dubbi grazie alla consulenza online

Se hai bisogno del consiglio di uno specialista, prenota una consulenza online. Otterrai risposte senza muoverti da casa.

Mostra risultati Come funziona?
Buongiorno,
come lei ha correttamente scritto, ci sono patologie che prevedono un grado più o meno importante di diffidenza nei confronti degli altri, indipendentemente da chi, questi a mio avviso sono gli unici casi in cui mi verrebbe da considerare la gravità di un disturbo come indice proporzionalmente inverso dell'alleanza terapeutica.
Per il resto dipende da tanti fattori che non sono associati al tipo di disturbo o alla sua gravità ma alle caratteristiche di ognuno.

Cordialmente
Dott. Giacomo Caiani
Buongiorno,
La relazione terapeutica, come tutte le relazioni sociali, necessita di tempo per potersi posizionare sul piano della fiducia. Inoltre, molto spesso, chi giunge in terapia porta con sé contenuti molto delicati e personali che richiedono talvolta molto tempo per poter essere espressi con il proprio terapeuta. Va comunque sottolineato che alcuni quadri clinici ed alcuni aspetti della personalità dei pazienti tendono a minare più frequentemente il tema della fiducia.
Saluti, dott.sa De Filippis Roberta
Gentile utente, il termine gravità non va intenso come più curabile o meno curabile. Ma come metro di valutazione rispetto a quanto un disturbo è pervasivo e invalidante nella vita della persona. Alcuni disturbi più pervasivi di altri possono avere come sintomi una forte sfiducia verso la terapia e l'altro. Chiaramente lì sarà compito del terapeuta individuare tali elementi e lavorare con il paziente per costruire un'alleanza solida e sicura. é un lavoro che viene fatto tra paziente e terapeuta. Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Buonasera, in effetti, la fiducia tra paziente e terapeuta è un aspetto centrale per il successo della psicoterapia, ma è anche influenzata da diversi fattori, tra cui la gravità del disturbo, le caratteristiche personali del paziente e la capacità del terapeuta di creare una relazione sicura e accogliente.

Quando si parla della "gravità del disturbo" in relazione alla capacità di fidarsi del terapeuta, non si intende dire che ci siano casi "incurabili" o "disperati". Piuttosto, nei casi di disturbi molto gravi, come ansia estrema o disturbi psicotici, il paziente può inizialmente trovare difficile entrare in una relazione di fiducia, a causa del livello di sofferenza e della difficoltà nel gestire i sintomi. In queste situazioni, i farmaci possono essere un aiuto importante per attenuare i sintomi più acuti, creando una condizione di maggiore stabilità che permette alla persona di entrare in terapia con una mente più calma e aperta.

Anche le caratteristiche di personalità, come la tendenza alla diffidenza, possono influire sul processo terapeutico. Tuttavia, un terapeuta esperto sa come lavorare gradualmente su queste dinamiche, rispettando i tempi del paziente, e creando uno spazio sicuro in cui la fiducia possa crescere poco alla volta. Questo richiede un approccio paziente e attento, oltre alla capacità del terapeuta di sintonizzarsi empaticamente con i bisogni e le difese del paziente.

In sostanza, non si tratta di "casi incurabili", ma di situazioni in cui il processo può richiedere più tempo o un approccio integrato, che includa farmaci e terapia. Ogni persona ha il potenziale per migliorare, anche in presenza di disturbi gravi, e il percorso può essere adattato per rispondere al meglio ai bisogni individuali.
D.ssa Raileanu
Salve,
Vorrei semplicemente aggiungere alle giuste considerazioni che ha fatto sulla fiducia tra paziente e terapeuta ed intervento dei farmaci per abbassare le difese, anche la motivazione a guarire e quanto riusciamo ad accettare l'aiuto in questo caso di professionisti. Di solito si approda ad un professionista quando si è tentato di tutto, ma penso che questo non sia il percorso giusto per non vivere una vita limitata dal malessere. Il fidarsi ma anche affidarsi consentono di utilizzare appieno del nostro aiuto.
salve, più che la gravità del disturbo direi che sia più la tipologia del disturbo e la storia della persona a definire quanta fiducia può mettere in gioco. I disturbi psicologici sono disturbi emotivi, ovvero delle difficoltà a relazionarsi con le proprie emozioni autentiche. Questo avviene come conseguenza di una storia di attaccamento risultata disfunzionali e che ha costretto ad una sorta di compromessi che sono nel tempo divenuti causa di una "patologia".
quindi può ben immaginare che se certe difficoltà nascono da relazioni intime importanti, le stesse relazioni diventano qualcosa di cui essere diffidenti.
La fiducia non è un processo legato all uso dei farmaci, la fiducia è una scelta innanzitutto , coraggiosa; e su quella scelta di volersi fidare si va a capire in terapia le ferite, i traumi che fanno percepire l altro minaccioso.
Gentile utente, qualora il livello di ansia sia tale da non permettere un accesso al paziente e alla sua esperienza, allora i farmaci potrebbero sicuramente aiutare ad attenuare i relativi sintomi e pertanto favorire la costruzione di una relazione interpersonale tra il terapeuta e il paziente.
Il percorso terapeutico, così come l'effetto dei farmaci, richiede tempo, e i tempi della vita di ognuno sono irriducibilmente soggettivi. Cordialmente, Dott.ssa Antonella Cramarossa
Buon giorno. La questione dell'integrazione tra farmacoterapia e psicoterapia è sempre attuale e aperta agli sviluppi farmaceutici e negli approcci psicoterapeutici, tuttavia sì, sia in letteratura che nella pratica si riscontra una buona efficacia degli approcci multidisciplinari. C'è un ragionevole consenso sull'evidenza che il farmaco agevola la psicoterapia. Gli studi sull'attaccamento conditi negli anni '60 hanno fornito evidenza rispetto la nostra natura relazionale e interpersonale: l'individuo nasce e può svilupparsi solo all'interno di una relazione. Delle carenze in questa relazione originaria lasciano dei segni, che solo all'interno di una nuova relazione possono essere guariti. Ci sono psicoterapeuti la cui cura ha permesso la "guarigione" di situazioni anche molto difficili, diversamente considerate "incurabili". Uno dei principali effetti di cure originarie carenti, non costanti, parziali, è proprio ciò che dice lei: un profondo dubbio rispetto la relazione. Che altro non è che il riflesso visibile di un dubbio più profondo e personale. Cos'è in fondo l'ansia? "Prendersi cura" è quanto di più difficile si possa avere l'ambizione di fare. Perché, lo sappiamo tutti, non c'è una regola nel rispondere in un modo che nel tempo possa risultare efficace, a un neonato o un bambino "ingestibile". Ma occorre ascoltarlo di volta in volta con tutta la propria cura e umanità. E quando si apre si apre a sé e al mondo. Grazie, in qualche modo, all'apertura di quella persona che lo ha ascoltato e com-preso. La forza della sua fiducia è ammirabile. Ha il suono della forza della natura.
Salve! ha posto dei quesiti interessanti a cui cercherò di rispondere.
La gravità del disturbo può rendere in effetti più ostica la costruzione di una relazione di fiducia con il terapeuta, in quanto nei casi più gravi, la persona potrebbe essere meno disposta ad aprirsi fin da subito, avendo maggiori difficoltà a creare relazioni, o a credere alla possibilità di esperire relazioni sicure e stabili.
E' pur vero che il tempo, la capacità del terapeuta di adattare il percorso alla personalità e alle esigenze della persona, consentiranno al paziente di affidarsi e svelarsi.
Nei casi più gravi, potrebbero però rendersi necessari i farmaci per ridurre i sintomi, ad esempio, di ansia, diffidenza, dubbio, evitamento e smorzarne l'intensità, così che la persona divenga più ricettiva e aperta alla terapia e ai relativi benefici.
La terapia si pedala in tandem.
Cordialmente

Liza Bottacin
Buongiorno, proverò a rispondere alle sua domande cercando di essere esaustiva, ritengo che tutte le persone possano accedere alla terapia quando si sentono pronte per farlo, cioè quando sentono di averne necessità e di poter contemplare di mettersi in gioco e poter effettuare qualche cambiamento. Il rapporto di fiducia con il terapeuta, necessario per il lavoro, è un rapporto tutto da costruire. Esistono, come da lei riconosciuto, sintomi che non favoriscono l'adesione alla terapia perché, in quel momento particolarmente invasivi, nel qual caso il farmaco può venire in aiuto non come risoluzione del problema ma come supporto. La relazione terapeutica è un incontro delle parti che si mettono in gioco e si interfacciano per creare una alleanza. Rimango a disposizione, cordiali saluti Dr.ssa Michela Campioli
Buongiorno L alleanza terapeutica è la base per la costruzione della fiducia tra paziente e terapeuta. In alcuni casi avviene velocemente in altri c’è bisogno di un lavoro certosino e lento soprattutto se i in campo il paziente porta una modalità di attacco al legame e diffidenza.
I farmaci possono servire in quei casi specifici in cui i sintomi sono talmente forti che risulta impossibile lavorare terapeuticamente fino a quando si ritrova la possibilità di parlare e aprirsi
Cordialmente
Dottoressa Alessia Leonardi
Buongiorno, In terapia, la gravità di un disturbo può sembrare intimidatoria sia per il paziente sia per il terapeuta. Tuttavia, la capacità di costruire fiducia e di procedere efficacemente nel trattamento non dipende esclusivamente dalla gravità del disturbo, ma piuttosto dalla qualità dell’alleanza terapeutica e dalla capacità del terapeuta di adattare le sue metodologie e approcci alle esigenze uniche del pazienti. le persone costruiscono attivamente la loro comprensione della realtà attraverso esperienze e interazioni sociali. In questo contesto, la fiducia in terapia è vista non solo come una questione di ridurre la gravità dei sintomi attraverso l’intervento farmacologico, ma anche come il risultato di un dialogo continuo, in cui paziente e terapeuta lavorano insieme per reinterpretare e ridefinire le esperienze del paziente in modi più funzionali e adattivi.La terapia si evolve quindi come un processo collaborativo, dove il terapeuta guida il paziente attraverso un percorso di scoperta e comprensione, aiutando a esplorare nuove narrazioni e possibilità che possono non essere state considerate prima. Anche se la personalità del paziente e la gravità del disturbo presentano delle sfide, un terapeuta esperto utilizza queste come leve per approfondire la comprensione e facilitare il cambiamento, piuttosto che vederle come ostacoli insormontabili.
In conclusione, la capacità di un paziente di ‘aprirsi’ non è limitata solo dai suoi sintomi o dalla gravità del disturbo, ma è significativamente influenzata dalla capacità del terapeuta di stabilire una relazione basata sulla fiducia, sull’accettazione e sulla comprensione reciproca, che sono fondamentali per un trattamento efficace.
Gent.Utente, è una questione molto interessante quella che riguarda la fiducia nel terapista e il ruolo della gravità del quadro psicopatologico. Certamente, persone con ansia possono avere difficoltà iniziali nel fidarsi. Tuttavia, i farmaci possono essere prescritti per attenuare i sintomi più acuti e agevolare il paziente nell'apertura verso il terapista. Questi non sono un sostituto della terapia, ma un sostegno per garantire maggior efficacia. Tuttavia, non ci sono casi "incurabili". Sin dalle prime fasi del trattamento, si lavora un po' alla volta per creare alleanza terapeutica. Cordialmente, Dott.ssa Arianna Moroni
Buonasera. La questione che apre è molto interessante e potrebbe essere un'utile spunto di riflessione. I fattori che potrebbero incidere sulla fiducia sono molteplici e non esclusivamente legati alla psicopatologia in sè. Bisogna anche tenere in considerazione le determinanti storico culturali di un contesto e l'organizzazione del Sistema Sanitario Nazionale che può facilitare o meno l'accesso ai servizi, agevolare o sovraccaricare il lavoro dei professionisti, con conseguenti ricadute in negativo sull'utenza ed incidere sulla fiducia o meno che la popolazione generale può riporre nel richiedere le cure di un professionista, sentendosi adeguatamente accolti (nel nostro paese è ancora forte lo stigma nei confronti della Salute Mentale che tende ad essere ostracizzata o nascosta e di cui si teme il giudizio). Partendo da queste premesse, e in riferimento ad i casi cosiddetti "gravi", emerge come gli stessi pazienti riconoscano la "Motivazione" come una delle variabili fondamentali nella spinta al loro processo di cura, in assenza della quale non avrebbero trovato stimoli utili ad intraprendere ed investire in tali percorsi. I farmaci possono essere utili se alle spalle c'è un progetto condiviso volto alla riabilitazione del paziente a medio o lungo termine. Rischiano altrimenti di cronicizzare l'utente al loro utilizzo con il solo scopo di mettere a tacere "il problema". In concomitanza, e non meno importanti, le capacità del professionista stesso nel creare un clima che apra alla fiducia, in assenza di giudizio. Diverse ricerche dimostrano come la concomitanza dei due trattamenti abbia maggior efficacia rispetto all'esclusivo utilizzo del farmaco. Ma anche la psicoterapia, come tutte le professioni, è fallibile. Non ha la bacchetta magica per risolvere tutti i problemi, e ci saranno sempre situazioni più o meno complesse da trattare. Un saluto
Caro utente
il tema da lei sollevato sulla fiducia in terapia come nella vita in generale è un aspetto molto importante che si costruisce insieme ed è fondamentale il noi! Il tempo dedicato a quel noi in terapia aiuta tantissimo a liberarsi di pregiudizi e soprattutto dona la forza e il coraggio per affrontare con maggior fiudica la vita futura.
Buona giornata
Gentile utente, è difficile dare una risposta, soprattutto perchè lei riferisce parole di altri. Bisognerebbe chiedere a chi le ha dato questa risposta cosa intendesse.
la relazione tra il terapeuta e il paziente, come tutte le relazioni sane, si basa sulla fiducia. Ciascuno di noi, anche noi terapeuti, siamo differenti sul tema della fiducia. E la fiducia è qualcosa che va costruito insieme, all'interno della relazione appunto.
Un caro saluto,
dott.ssa Genoveffa Del Giudice

Stai ancora cercando una risposta? Poni un'altra domanda

  • La tua domanda sarà pubblicata in modo anonimo.
  • Poni una domanda chiara, di argomento sanitario e sii conciso/a.
  • La domanda sarà rivolta a tutti gli specialisti presenti su questo sito, non a un dottore in particolare.
  • Questo servizio non sostituisce le cure mediche professionali fornite durante una visita specialistica. Se hai un problema o un'urgenza, recati dal tuo medico curante o in un Pronto Soccorso.
  • Non sono ammesse domande relative a casi dettagliati, richieste di una seconda opinione o suggerimenti in merito all'assunzione di farmaci e al loro dosaggio
  • Per ragioni mediche, non verranno pubblicate informazioni su quantità o dosi consigliate di medicinali.

Il testo è troppo corto. Deve contenere almeno __LIMIT__ caratteri.


Scegli il tipo di specialista a cui rivolgerti
Lo utilizzeremo per avvertirti della risposta. Non sarà pubblicato online.
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.