Avete mai avuto pazienti con poca motivazione, coraggio e predisposizione al cambiamento che poi all
20
risposte
Avete mai avuto pazienti con poca motivazione, coraggio e predisposizione al cambiamento che poi alla fine sono guariti o hanno imparato ad avere queste caratteristiche?
Ho letto in giro vari articoli scritti da altri vostri colleghi, riguardo la buona riuscita di una psicoterapia, e tutti più o meno, accennano qualcosa riguardo la volontà di un paziente e questa cosa devo dire mi ha sorpreso molto.
Se ad esempio una persona depressa va in psicoterapia gli si può dire "Torni quando avrà voglia di cambiare."?
La motivazione, il coraggio, la buona volontà non dovrebbero essere tutte cose che dovrebbe "dare" un terapeuta?
Pensateci, se un paziente avesse già a disposizione queste risorse non avrebbe bisogno di chiedere aiuto.
Ho letto in giro vari articoli scritti da altri vostri colleghi, riguardo la buona riuscita di una psicoterapia, e tutti più o meno, accennano qualcosa riguardo la volontà di un paziente e questa cosa devo dire mi ha sorpreso molto.
Se ad esempio una persona depressa va in psicoterapia gli si può dire "Torni quando avrà voglia di cambiare."?
La motivazione, il coraggio, la buona volontà non dovrebbero essere tutte cose che dovrebbe "dare" un terapeuta?
Pensateci, se un paziente avesse già a disposizione queste risorse non avrebbe bisogno di chiedere aiuto.
Gentile Utente,
solleva un tema interessante. Il paziente che viene in terapia già è portatore per definizione di una volontà di cambiamento, che però può poi declinarsi in modi diversi, anche con l'immobilismo. E' il modo in cui riescono a chiedere aiuto, in conflitto tra prossimità e distanza. Il blocco non è mai solo del paziente, ma lo diventa anche del terapeuta, che dunque deve esplorare i motivi per i quali la persona che ha di fronte chiede aiuto ma poi non riesce a muovere un passo verso il benessere. E' l'essenza della terapia. Personalmente trovo aberrante sentire di colleghi che dicono "torni quando avrà voglia di cambiare", che mi appare come un modo urgente di gestire il senso di impotenza. La motivazione del paziente non deve essere piena di default, né deve infonderla il terapeuta; va cercata insieme, scovando e rimuovendo gli ostacoli che ne impediscono l'espressione. Un caro saluto
solleva un tema interessante. Il paziente che viene in terapia già è portatore per definizione di una volontà di cambiamento, che però può poi declinarsi in modi diversi, anche con l'immobilismo. E' il modo in cui riescono a chiedere aiuto, in conflitto tra prossimità e distanza. Il blocco non è mai solo del paziente, ma lo diventa anche del terapeuta, che dunque deve esplorare i motivi per i quali la persona che ha di fronte chiede aiuto ma poi non riesce a muovere un passo verso il benessere. E' l'essenza della terapia. Personalmente trovo aberrante sentire di colleghi che dicono "torni quando avrà voglia di cambiare", che mi appare come un modo urgente di gestire il senso di impotenza. La motivazione del paziente non deve essere piena di default, né deve infonderla il terapeuta; va cercata insieme, scovando e rimuovendo gli ostacoli che ne impediscono l'espressione. Un caro saluto
Risolvi i tuoi dubbi grazie alla consulenza online
Se hai bisogno del consiglio di uno specialista, prenota una consulenza online. Otterrai risposte senza muoverti da casa.
Mostra risultati Come funziona?
Buongiorno, riguardo la motivazione e la domanda ci sono diverse scuole di pensiero. Credo che il desiderio di affrontare una personale evoluzione possa manifestarsi e poi rimanere silente a lungo. Anche in terapia. Questo non pregiudica un buon percorso e una buona relazione, che sosterranno il bisogno là dove e come prova a esprimersi. Ogni persona sperimenta le proprie resistenze e difficoltà in modo unico, sarà compito della relazione terapeutica trovare un aggancio per sostenere il desiderio verso un cambiamento possibile. Un caro saluto Dottsa Elisa Galantini
Un paziente va in terapia perché qualcosa non va nella sua vita , qualche bisogno fondamentale non è soddisfatto , qualche obiettivo vitale non è raggiunto , o tutto ciò avviene o è avvenuto a un prezzo troppo alto e con conseguenze troppo negative. La motivazione a star meglio è dunque sempre presente anche se talvolta è nascosta, si tratta di evidenziarla ed energizzarla. Il problema è che c'è anche altro sulla strada che nasconde od è di ostacolo sulla strada per raggiungere ciò di cui abbiamo bisogno . Questo altro può essere fatto di idee devianti o bloccanti da confutare , di scoraggianti esperienze negative da elaborare , di strumenti di gestione di sé e delle relazioni da acquisire ed allenare. Secondo l'approccio gestaltico, il lavoro di un terapeuta o dì un life coach è anzitutto quello di radicare il paziente o il coachee nel proprio corpo e nella relazione di aiuto, nelle emozioni naturalmente presenti nel corpo e nel campo che danno la direzione e l'energia , di creare e sostenerlo in una serie di nuove esperienze positive e trasformative, un percorso personale di piccoli passi di consapevolezza, allenamento relazionale e azione concreta nella vita privata e professionale .
Il senso di disagio e di malessere psichico non sempre è accompagnato dalla consapevolezza di dover cambiare qualcosa nello stile di vita o nelle dinamiche psicologiche sottostanti.
Ovvero si può essere consapevoli di stare male ma anche della propria sensazione di impotenza ad uscire fuori dalla situazione. Il paziente porta il problema e con lui si lavora per individuare gli obiettivi che fanno parte già essi stessi del motivo che spinge la persona ad incontrare un terapeuta.
Il mezzo per raggiungere gli obitettivi è la psicoterapia che è composta dagli 'strumenti' (tecniche, strategie ecc) che fornisce il terapeuta ma anche dal cliente stesso che ne traccia la linea di percorso desiderata.
un saluto
Ovvero si può essere consapevoli di stare male ma anche della propria sensazione di impotenza ad uscire fuori dalla situazione. Il paziente porta il problema e con lui si lavora per individuare gli obiettivi che fanno parte già essi stessi del motivo che spinge la persona ad incontrare un terapeuta.
Il mezzo per raggiungere gli obitettivi è la psicoterapia che è composta dagli 'strumenti' (tecniche, strategie ecc) che fornisce il terapeuta ma anche dal cliente stesso che ne traccia la linea di percorso desiderata.
un saluto
Si, bisogna che il paziente riconosca che ha un problema e che voglia risolverlo.
Punto. Poi che da solo non sia in grado è un altra cosa.
Forse potrebbe essere interessante approfondire come mai lei è rimasta sorpresa e di cosa nello specifico.
Saluti
Punto. Poi che da solo non sia in grado è un altra cosa.
Forse potrebbe essere interessante approfondire come mai lei è rimasta sorpresa e di cosa nello specifico.
Saluti
Gentile utente credo che la psicoterapia sia un percorso unico e diverso per ognuno. Essere motivati al cambiamento sicuramente può essere utile ad iniziare un percorso di cambiamento ma quella stessa motivazione durante il percorso può cambiare tante volte. Come invece una persona all’inizio poco motivata puó rafforzare sempre di più la sua determinazione man mano che si va avanti. Lo psicoterapeuta offre uno spazio comodo, fornisce gli strumenti d’aiuto ma è nella relazione con il paziente che si regolano tanti aspetti, tra cui la buona riuscita della terapia.
Un caro saluto dott.ssa Anna Tomaciello
Un caro saluto dott.ssa Anna Tomaciello
Buonasera, grazie per aver posto domande su questo argomento poco trattato e poco chiaro. La volontà del paziente di cui parla, che chiamerei motivazione, è una delle caratteristiche significative per la buona riuscita di un percorso psicoterapeutico. Perché e cosa significa? Le farò un esempio pratico: a volte arrivano pazienti che vengono inviati dalla famiglia o dal partner "sotto minaccia", che quindi si sentono costretti da altre persone oppure da una situazione come una causa di affidamento, una separazione,... In questi casi manca completamente la motivazione e ciò comporta un rifiuto della psicoterapia in tutte le sue forme, perciò diventa impossibile portare avanti il percorso, lo psicoterapeuta non può diventare un'altra persona che "lo costringe". In tutti gli altri casi, se una persona chiede aiuto significa che ha già una motivazione.
Spero di essere stata chiara. Rimango a disposizione se ha bisogno.
Dott.ssa Federica Leonardi
Spero di essere stata chiara. Rimango a disposizione se ha bisogno.
Dott.ssa Federica Leonardi
Chiariamo subito che quando una persona si rivolse ad un terapeuta desidera affrontare un problema. Il terapeuta e il paziente instaurano un rapporto la cui qualità intrinseca influenza il risultato. Personalmente i migliori risultati li ho avuto quando il paziente si è affidato a me con fiducia. Il terapeuta è un coach, un allenatore che tira fuori le risorse dal paziente e lo allena a superare i problemi. Non è un mago che con la bacchetta magica stimola un paziente inerte e passivo. Chiariamoci bene. Saluti. Dr.ssa Daniela Benvenuti
La questione che solleva è molto interessante.
Normalmente Il paziente che inizia una psicoterapia lo fa o per una sofferenza che sta provando troppo grande da auto-sostenere, o per cambiare qualcosa che fino a quel momento è stato per lui funzionale ma che ora non lo è più e vuole trovare un modo diverso di viverlo.
Dal momento che decide di fare psicoterapia, possiamo dire, che è pronto al Suo cambiamento. Questo potremmo definirlo come la spinta, la motivazione alla terapia stessa e forse è per questo che ha letto articoli in cui si faceva riferimento alla volontà, sebbene non so In quali termini veniva espressa.
Ovviamente ciò non esclude che il paziente possa, più o meno consapevolmente, avere delle resistenze Verso aspetti di sé e verso modalità relazionali nuove da esplorare, per i motivi più disparati ma che comunque hanno un senso per lui.
Per un etica professionale, per un etica terapeutica e di presa in cura, e, non ultima, per un etica umana, mi auguro che nessun terapeuta possa mai dire ad un paziente, specialmente se depresso, “torni quando vuole cambiare”.
La psicoterapia è un mondo ricco e sempre una risorsa sia per il paziente che per il terapeuta, il quale sì, come lei scrive, può dare coraggio, ma questo va inteso anzitutto come qualcosa che appartiene ad entrambi, alla relazione terapeutica, e poi come qualcosa che si co-costruisce restando ognuno nel proprio “ruolo”.
Con la mia risposta alla sua domanda, Spero di averle dato degli spunti di riflessione. I miei saluti. Dr.ssa Marta Fuscà
Normalmente Il paziente che inizia una psicoterapia lo fa o per una sofferenza che sta provando troppo grande da auto-sostenere, o per cambiare qualcosa che fino a quel momento è stato per lui funzionale ma che ora non lo è più e vuole trovare un modo diverso di viverlo.
Dal momento che decide di fare psicoterapia, possiamo dire, che è pronto al Suo cambiamento. Questo potremmo definirlo come la spinta, la motivazione alla terapia stessa e forse è per questo che ha letto articoli in cui si faceva riferimento alla volontà, sebbene non so In quali termini veniva espressa.
Ovviamente ciò non esclude che il paziente possa, più o meno consapevolmente, avere delle resistenze Verso aspetti di sé e verso modalità relazionali nuove da esplorare, per i motivi più disparati ma che comunque hanno un senso per lui.
Per un etica professionale, per un etica terapeutica e di presa in cura, e, non ultima, per un etica umana, mi auguro che nessun terapeuta possa mai dire ad un paziente, specialmente se depresso, “torni quando vuole cambiare”.
La psicoterapia è un mondo ricco e sempre una risorsa sia per il paziente che per il terapeuta, il quale sì, come lei scrive, può dare coraggio, ma questo va inteso anzitutto come qualcosa che appartiene ad entrambi, alla relazione terapeutica, e poi come qualcosa che si co-costruisce restando ognuno nel proprio “ruolo”.
Con la mia risposta alla sua domanda, Spero di averle dato degli spunti di riflessione. I miei saluti. Dr.ssa Marta Fuscà
Buonasera, mi sembra molto strano che lei si chieda perchè una persona che cerca uno psicoterapeuta non sa perchè lo cerca. Quando una persona va, ad esempio, su un portale come questo dove lei ha scritto, e va alla ricerca di uno psicoterapeuta, non credo che non sappia xchè lo cerca. Potrebbe essere che sia un pò confuso e quindi va aiutato, ma sicuramente si sta facendo delle domande su di sè ed è motivato a cercare le cause del suo disagio. Qui interviene lo psicoterapeuta ad aiutarlo nel farsi dire, chi gli impedisce di risolvere i suoi problemi e poi trovare sempre le radici di tale disagio, cioè indagare nel suo passato. Il percorso potrebbe essere difficile e doloroso ma piano piano si riesce a superare il proprio malessere, cordiali saluti, dott. Eugenia Cardilli.
Prenota subito una visita online: Primo colloquio individuale - 50 €
Per prenotare una visita tramite MioDottore, clicca sul pulsante Prenota una visita.
Per prenotare una visita tramite MioDottore, clicca sul pulsante Prenota una visita.
A volte nonostante la motivazione, il coraggio e la buona volontà nel modificare il proprio stato di sofferenza, il risultato che si ottiene non è positivo. Questo perchè non tutti i fattori del cambiamento sono coscienti e razionali e spesso l'esclusivo autoriferimento porta a percorrere sempre le stesse strade. Altra cosa è il ruolo di questi fattori in un percorso di terapia, all'interno del quale possono declinarsi nelle possibilità prima inesplorate che vengono fuori dal rapporto con lo psicoterapeuta. Alla base della richiesta c'è sempre uno stato di bisogno e il ruolo della psicoterapia è proprio fare in modo che pian piano il paziente si riappropri della libertà di poter perseguire sè stesso in tutte le sue sfaccettature, progressivamente in modo più attivo e consapevole.
Buongiorno, come già hanno voluto sottolineare i miei colleghi credo che la paziente depressa che arriva da noi stia già chiedendo aiuto e mostrando una motivazione . Forse non sarà esplicita e forse non convenzionale ma è li e solo all'interno di una relazione nuova quale è la relazione terapeutica con tutti i movimenti emotivi che essa comporta che quella richiesta può prendere forma e direzione. Quando i colleghi dicono che non fa tutto il terapeura intendono credo dare risalto alla relazione terapeutica. Poi bisogna anche distinguere la differenza tra assenza di motivazione al cambiamento e corretta analisi della domanda magari il paziente è venuto per un cambiamento differente da quello che noi possiamo immaginare o i suoi familiari desiderare per lui. È solo verso quel cambiamento che insieme si potrà andare.
Gentile utente, la motivazione a cambiare fa riferimento al primo passo per una buona riuscita della psicoterapia: riconoscere di avere una difficoltà ed essere disposti a collaborare. Ogni persona, anche la più sofferente, ha però delle difese mentali che le impediscono di cambiare. E' come se si preferisse rimanere in quella situazione, alcuni parlano di "zona di confort". E' sulle difese che si lavora per vedere le emozioni sottostanti , riuscire a modificarle e giungere ad una condizione diversa da quella iniziale. Non è un lavoro facile, possono esserci momenti di arresto e momenti in cui si procede speditamente ma va sempre rispettata l'individualità di chi è portatore di un bisogno. Detto ciò, va contrastata l'idea secondo cui si esce dai problemi solo avendo buona volontà ; spesso questa non basta ed è necessario ricorrere ad un aiuto specialistico come quello offerto da uno psicoterapeuta. Concludo dicendo che spesso ho avuto pazienti che hanno affrontato periodi di demotivazione e che alla fine sono riusciti a terminare il percorso con ottimi risultati. Spero di essere stata chiara e rimango a sua disposizione per eventuali chiarimenti, dubbi o altro. Saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dott.ssa Valeria Randisi
Buongiorno, se una persona decide di intraprendere una psicoterapia vuol dire che una parte di sé non è soddisfatta e vuole cambiare. Questo dimostra già una motivazione. Il problema però, è che ci sono altre parti nella stessa persona che mostrano delle difese e la volontà di non cambiare. Anche i sintomi sono una risposta, seppur disfunzionale, a qualche situazione, quindi ci sarà una parte del paziente che crede che quella sia la migliore soluzione e non vuole cambiare. Uno degli obiettivi di una psicoterapia è quello di far dialogare tra loro le diverse parti e cercare una soluzione funzionale al problema. Inoltre, in tutti noi è presente una difesa nei confronti della sofferenza psicologica che a volte impedisce di lavorare sulle esperienze dolorose del paziente. In questo caso è il terapeuta, in collaborazione con il paziente, che con diversi strumenti dovrà provare ad ammorbidire la difesa e a proseguire nel lavoro. È chiaro che se il paziente potesse aggirare da solo le sue difese non avrebbe bisogno del terapeuta e se il terapeuta si trovasse di fronte una persona che non ha volontà al cambiamento, come nel caso in cui la terapia viene imposta dal giudice per esempio, non è possibile una terapia efficace. È necessaria la collaborazione di paziente e terapeuta per ottenere dei risultati. Quando il paziente viene di sua volontà e si manifesta un blocco al cambiamento è il terapeuta che deve capire meglio di cosa si tratta e agire di conseguenza.
Spero di essere stata utile,
Cordiali saluti
Fabiana Fratello
Spero di essere stata utile,
Cordiali saluti
Fabiana Fratello
Gentile utente, Lei ha colto una caratteristica peculiare del lavoro terapeutico. E' mia opinione che qualsiasi accenno alla volontà di affrontare un problema sia controproducente, specialmente per un paziente con poca energia vitale. Ma anche se ne ha poca è quella che lo porta da noi e su quella bisognerà far leva. L'importante è accedere a quella componente curiosa e compassionevole in grado di dialogare creativamente con quello che chiamiamo il Critico Interno. Questo non fa altro che ripetere lo stile comunicativo (critico? indifferente? ostile verso l'autonomia?) con cui siamo stati allevati. L'intento è buono (rifarsi ad un Modello importante), ma l'effetto alla lunga è quello di mantenere alto il livello di stress. Siccome lo stress alto ostacola l'apprendimento, si entra in un ciclo di profezie (negative) che non fanno altro che autoperpetuarsi. Il lavoro terapeutico è una buona occasione per rendersi conto che il passato, se non viene utilizzato, si trasforma in una sostanza tossica che ci mina dall'interno (la vergogna). Cordialmente.
Gentile utente,
La motivazione é molto importante se la di considera come la predisposizione a voler commettere degli sforzi per poter raggiungere dei traguardi e soprattutto la propria crescita personale. Ciò che può rinforzare la motivazione é la fiducia che piano piano si sì innstaura nei confronti del terapeuta. É L’ alleanza terapeutica la chiave di tutto. Questa ultima risulta esser determinante al fine del cambiamento e della guarigione. Nella speranza di aver chiarito il suo dubbio.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
La motivazione é molto importante se la di considera come la predisposizione a voler commettere degli sforzi per poter raggiungere dei traguardi e soprattutto la propria crescita personale. Ciò che può rinforzare la motivazione é la fiducia che piano piano si sì innstaura nei confronti del terapeuta. É L’ alleanza terapeutica la chiave di tutto. Questa ultima risulta esser determinante al fine del cambiamento e della guarigione. Nella speranza di aver chiarito il suo dubbio.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Gentile utente, non è possibile risolvere la psicoterapia in modo così semplicistico. Un paziente che va in psicoterapia sicuramente riconosce di avere un problema (anche se non sempre il "vero" problema è ciò che pensa) ma questo non vuol dire che automaticamente ci sia la motivazione a cambiare. Un paradosso molto comune è la pretesa di stare meglio senza però cambiare nulla di sè e/o nella propria vita. Questo avviene perchè è molto difficile mettersi in gioco ed affrontare un cambiamento, in quanto si vanno a toccare dinamiche molto profonde e spesso dolorose. Per rispondere a tutte le sue domande aggiungo che non dirò mai ad un mio paziente "torni quando avrà voglia di cambiare" perchè, come già scritto, il solo fatto che si rivolga a me vuol dire che vuole cambiare. Tuttavia, questo non avviene in automatico, ci vogliono tempo, costanza, pazienza, impegno sia da parte del terapeuta che del paziente. Un buon terapeuta può sollecitare motivazione, coraggio e buona volontà, ma sta al paziente puoi trovarle dentro di sé. Anche noi terapeuti siamo esseri umani, non abbiamo un potere così grande da riuscire a cambiare le persone da soli. Inoltre, non è automatico che se un paziente avesse già a disposizione motivazione, coraggio e buona volontà non chiederebbe aiuto: possono esistere altre dinamiche che lo fanno stare male ma, sicuramente, queste risorse aiuterebbero nel percorso. Infine, mi viene da chiederle come mai è rimasta colpita da questo aspetto. Mi scriva pure in privato qualora volesse avere una conversazione più approfondita in merito. Un caro saluto
Buongiorno. Di fatto la psicoterapia è un percorso che lavora sui sentimenti, cognizioni personali, schemi di comportamenti abituali,... in cerca di modalità di funzionamento soddisfacenti ed equilibrati. Tutto quanto dentro una relazione terapeutica che si fonda nella fiduccia e collaborazione, costruita gradualmente lungo il tragitto. Cordialmente
Gentile utente. La ringrazio per la sua domanda che trovo molto stimolante. Il “problema della motivazione” talvolta rischia di essere un pericoloso vicolo cieco che ha come risultato il … lasciare le cose invariate, … la miglior garanzia per il mantenimento di un equilibrio omeostatico. Nel mio operare, verifico sempre che un paziente non arrivi inviato dalla motivazione di qualcun altro (un partner disperato, una madre molto apprensiva, …). Assumo poi che ci sia una “voglia” di cambiamento nel momento in cui la persona sceglie liberamente di chiedere aiuto e di investire dei propri valori (il suo tempo, il suo denaro). Il “non aver coraggio” o “poca motivazione” diventa in seduta non più una questione di “motivazione” o “volontà”, ma di “potere”, “permesso”: cosa mi blocca dal fare questo passo? Cosa succede se mi prendo il rischio di cambiare questo comportamento? Posso permettermelo? Sono libera/o di farlo? Posso farlo oggi? … Ad un certo punto del percorso, da una verifica con il terapeuta, potrebbe emergere che questo non è il momento, … e quindi a volte il paziente deve trovare il coraggio di assumersi la responsabilità di fermarsi rispetto a quel cambiamento atteso, … aspettando che maturino le condizioni.
Grazie ancora!
Cordiali saluti.
Grazie ancora!
Cordiali saluti.
Buongiorno a lei,
nel momento in cui un paziente domanda una psicoterapia ha già fatto il primo passo: si è messo in movimento. Le dico questo perché la depressione (di cui lei accenna) a livello di fenomeno significa precisamente una tendenza della persona a stare ferma, aspettando che magicamente qualcosa dall'esterno porti ad un cambiamento. L'inizio di un percorso di cura invece implica l'instaurarsi di una relazione con il terapeuta (transfert), quale motore al cambiamento stesso. Quindi non si scoraggi, si dia tempo, abbia fiducia nella relazione con la sua terapeuta. Un caro saluto, dott.ssa Margherita Maggioni.
nel momento in cui un paziente domanda una psicoterapia ha già fatto il primo passo: si è messo in movimento. Le dico questo perché la depressione (di cui lei accenna) a livello di fenomeno significa precisamente una tendenza della persona a stare ferma, aspettando che magicamente qualcosa dall'esterno porti ad un cambiamento. L'inizio di un percorso di cura invece implica l'instaurarsi di una relazione con il terapeuta (transfert), quale motore al cambiamento stesso. Quindi non si scoraggi, si dia tempo, abbia fiducia nella relazione con la sua terapeuta. Un caro saluto, dott.ssa Margherita Maggioni.
Stai ancora cercando una risposta? Poni un'altra domanda
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.