A volte, mi chiedo se la mia vita mi stia troppo stretta. Sembra che tutti quelli che mi circondano

17 risposte
A volte, mi chiedo se la mia vita mi stia troppo stretta. Sembra che tutti quelli che mi circondano siano d'accordo con questo.
Il problema è che ho forti difficoltà a lasciarmi andare in quasi ogni campo a causa del fallimento di tutte le mie relazioni passate (non mi riferisco solo a quelle sentimentali ma anche ad amicizie ed altri tipi di rapporti, come con una donna che ora ha una vita tutta sua e con cui da bambina/ragazzina avevo un legame importante perchè la vedevo come un mentore per me, mentre adesso non la sento neanche più e non sento la sua mancanza, se non per quel tempo che ci ho perso credendo che potesse essere un giusto modello a cui ispirarmi nella crescita).
Mi sono sbagliata tante volte sulle persone che ho conosciuto nella mia vita, in effetti. Questo perchè mi sono fidata molto. Ma ero ottimista, e ora, seppur non mi sia suicidata o altro quindi tanto pessimista non mi si possa chiamare, non posso più comportarmi come facevo prima.
In famiglia è un casino. I miei cercano di essere buoni con me ma spesso non mi aiutano lo stesso. Non mi sento mai aiutata, a dire la verità. E non offro il mio aiuto a nessuno. E quando lo offro, quei rari casi, mi sento una persona completamente estranea persino a me stessa. So che in un mondo del genere, che con me è così crudele, aiutare gli altri non porta da nessuna parte... o meglio, in una parte che sicuramente non mi piacerà. E non piacerebbe a nessuno, è orribile, è umiliante.
Da come parlo sembra tutto una tragedia greca ma posso assicurare che per me lo è. Mi sento persa in questo mondo.
Poche possibilità lavorative, povertà, pessime relazioni.
Mi sto preparando per una professione e anche lì quelli che dovrebbero essere i miei colleghi non si comportano affatto come tali. Discriminano, emarginano... non va bene. E non mi aspetto assolutamente una vita tutta rose e fiori, no... non sono viziata, diversamente da come sostiene un mio odioso parente. Penso che gli ostacoli temprino le ossa e possano essere anche divertenti, possono intrattenere, ma non così... così io sono solo un animale in trappola. Così mi sento. Claustrofobica. Che voglio uscire. Non di casa, ma da tutto. Se vado in un luogo pubblico e vengo messa in un angolo, quello che succede è che ho un attacco di panico e voglio andarmene. E quando me ne vado e respiro l'aria pulita della solitudine, di me stessa e basta finalmente, sto meglio. Il mio rimedio sono io. Non ho altro.
A volte penso di essere arrivata al mio punto di rottura, ma non mi piace dire queste cose su di me. Sono forte, lo sono sempre stata, o non sarei qui. Non ci tengo a buttare giù una persona che non è mai stata davvero buttata giù da niente. Non in modo definitivo.
Da fuori sembrerà tutto stupido e imbarazzante e forse è difficile entrare nei miei panni, certo, so che è difficile, ma io ogni tanto ci provo con gli altri, quindi non vedo perchè qualcuno non possa provare a capirmi. A perdonarmi qualche volta.
Sembra tutto un peso, quello che faccio. E quello che non faccio.
La mia vita sono io che la faccio funzionare. Per tutto il resto... niente funziona.
A causa della mancanza di persone affidabili nella mia vita temo di essere impazzita e sospetto di avere un gran numero piuttosto preoccupante di disturbi mentali. Il minimo per una persona in queste condizioni, comunque.
Sembra che tutti pensino che io sia pazza.
La domanda è se lo sono davvero.
Me la cavo alla grande, tutto considerato. Cosa suggerite?
Salve, non sia così severa con se stessa perché dal suo racconto emergono problematiche che le assicuro sono presenti nella vita di moltissime persone. Ovviamente le suggerisco un colloquio con uno psicologo per valutare con la giusta attenzione cosa prova, le sue emozioni e soprattutto capire cosa realmente vuole per se stessa e la sua vita. La percezione del mondo esterno e di noi stesso possono essere viziati da errati filtri acquisiti per spiacevoli esperienze passate e altri motivi di natura psicologica. Le assicuro che esistono strumenti efficaci che con terapie strategiche risolvono i problemi di socializzazione e realizzazione di cui ci parla. Non esiti . Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio

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Salve, i contenuti che riporta sono tanti. Mi sembra di capire che vorrebbe uscire da questo malessere. Le suggerisco di intraprendere un percorso di psicoterapia che le permetterà di acquisire maggiori strumenti per affrontare i suo stati emotivi e gestire le relazioni.
Cordiali saluti
Dott.ssa Daniela Chieppa
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buon giorno a lei. Mi spiace per la situazione descritta che certamente come lei descrive non le permette di stare bene. Ascoltare le altrui opinioni può essere importante ma non deve essere limitante. Bisogna dare il giusto peso alle sue emozioni e vissuti e provare a capire come affrontarli e gestirli. In questo potrebbe essere utile per lei un lavoro clinico psicoterapico per meglio individuare, conoscere e riconoscere quelle che sono le sue emozioni e cercare con lei diverse strategie di lavoro che le possano permettere di meglio affrontare la vita e le situazioni che le creano disagio. Mi sento di incoraggiarla, dirle che se ha bisogno di domande o altro sono a sua disposizione. Cordialmente Gian Piero dott. Grandi
Buongiorno brillante utente, la sua 'domanda' è molto densa e particolare, trovo sia difficile risponderle: nonostante le difficoltà accennate siano moltissime, non la conosco e le parole scritte non sono mai sufficienti da sole a far trapelare la natura delle persone, né di chi scrive né di chi risponde.
Ho iniziato con un epiteto, brillante, perché qualcosa che senz'altro trapela sono la sua intelligenza e la sua abilità di lasciare delle impressioni su questa pagina di computer bianca, con pennellate scure e intense, in qualche modo vivide sebbene delineino un paesaggio desolato, quasi post-apocalittico. Immagino sia giovane, dato che si sta formando per la professione. Quale, o quali, sono le apocalissi che l'hanno già colpita in poche decine di anni? E' possibile per lei pensare che gli ostacoli non siano solo qualcosa che "tempra" o che "intrattiene", ma anche qualcosa che affatica, che lascia segni, che ferisce? Scrive che "non le piace dire queste cose di lei, che è forte, altrimenti non sarebbe qui" e credo che sia molto vero, ma in che modo si è presa cura delle sue ferite e delle sue cicatrici? Non basta coprirle affinché guariscano.
Da queste righe sento che addentrarsi nei suoi meandri potrebbe essere molto impegnativo, sia per sé che per altri da sé, e mi chiedo: a chi secondo lei "sembra tutto un peso, quello che fa e quello che non fa"? Sembra un peso a lei, o crede che sembri tale per qualcun altro?
La sua lettera ha suscitato in me molti interrogativi, e se posso essere sincera, anche un sorriso dolceamaro quando dice "non mi sono suicidata o altro, quindi tanto pessimista non sono"... Come se la tristezza fosse qualcosa che passa dal non esistere all'essere letale senza soluzione di continuità, come se finché non si valuta la fine come soluzione non si fosse realmente in difficoltà, e ce la si cavasse "alla grande, tutto sommato".
Anche la domanda finale, l'unica vera domanda che ci pone, è piuttosto significativa: "che suggerite?", come se fosse un suggerimento ciò di cui lei è in cerca.. credo invece che lei stia cercando una speranza cui aggrapparsi e che possa arginare il mare di dolore, rabbia e grandissima delusione che inonda le sue parole. Come le ho detto, non è facile risponderle.
Un "suggerimento", se vuole banale per dove ci troviamo (ma è qui che è venuta a scrivere...), è provare a navigare queste acque scure con un professionista che possa supportarla mentre impara a tenere il timone, a fissare una rotta, a sfruttare i venti. Purtroppo non c'è nessuna garanzia di successo, ma certo non ve n'è a restare in porto, soprattutto per una persona che si sente "claustrofobica" a restare dov'è, o com'è.
La invito a pensare di potersi concedere questa possibilità di confronto e di avventura, ma anche di messa in discussione di alcuni suoi presupposti, di accogliere la possibilità di ripennellare qualche pezzetto del suo quadro. I pennelli li ha già, e li sa anche usare. Ci pensi. Un saluto, dott.ssa Sara Gigli
Gent.ma, grazie per aver condiviso i suoi vissuti dolorosi. Da quello che ha descritto emergono diverse difficoltà legate al mondo delle relazioni e nel rapporto con se stessa che la stanno portando a vivere un momento di profondo disagio e sofferenza. Sicuramente possiede delle risorse che nonostante le sue sofferenze la stanno aiutando ad andare avanti e superare le difficoltà, ed è già molto positivo; quello che mi sento di consigliarle è di iniziare a intraprendere un percorso di psicoterapia che la aiuti a raggiungere una maggiore serenità con se stessa e con gli altri, acquisendo maggiore consapevolezza e sicurezza del suo valore. Se inizierà questo percorso riuscirà a scoprire ulteriori sue risorse personali che l'aiuteranno nel raggiungimento dei suoi progetti di vita e a una maggiore realizzazione personale. Resto a disposizione per ulteriori necessità, un caro saluto.
Cara utente, da quello che ha scritto sembrerebbe che la sua vita non abbia un senso. Penso, invece, che lei ha un forte desiderio di vivere altrimenti non sarebbe così pessimista. Chi ha un forte interesse verso i valori di bellezza, di perfezione o di essere riconosciuta e desiderata è più facile inciampare e cadere su tale sintomatologia. Il segreto è rimanere fermi e non portarsi mai in vantaggio, semplicemente basta solo conoscersi e capire chi siamo veramente.
Saluti
Paolo Lippi
Buongiorno cara, la sofferenza merita sempre ascolto e rispetto, non è mai stupida. Ogni individuo è portatore del proprio personale perecorso e di conseguenza delle proprie personali fragilità, le sue meritano di essere accolte come quelle di tutti. Le etichette non hanno senso. Chiedersi se è pazza o lasciarsi influienzare in tal senso dalle etichette altrui serve a poco, quel che conta è riflettere sulla sofferenza che sente e su come iniziare a dialogare con essa. Comprendo le ragioni del suo disagio e ne sono dispiaciuto. Tuttavia qualsiasi ipotesi formulata sulla base delle sole informazioni presenti nel suo scritto sarebbe a mio avviso riduttivo a fronte di una situazione complessa come la sua (tutte quelle che riguardano il vissuto umano lo sono). La invito per questo a contattarmi in privato, anche con un semplice messaggio se vuole; mi limiterei a farle solo qualche ulteriore domanda in modo da offrirle una consulenza più accurata. Cordiali saluti Dott. Antonio Panza.
Cara utente, mi dispiace per la situazione che sta vivendo e comprendo quanto questa possa impattare sulla qualità della sua vita. Le consiglio di iniziare un percorso di psicoterapia per approfondire meglio la sua situazione. In particolare per capire come funziona il suo problema, per identificare i meccanismi disfunzionali che lo alimentano e, infine, per trovare le strategie più idonee e funzionali per produrre i primi cambiamenti e miglioramenti e sviluppare nuove risorse e capacità personali nel fronteggiare e risolvere il problema. Cordiali saluti, Dr.ssa Serena Gabrielli
Carissima utente. La sua lettera è davvero molto d'impatto...riflette in larga scala su principi di esistenzialismo ed apre molte finestre di riflessione. La pima in particolare che percepisco importante è il dualismo tra la parte di lei che pobabilmente ha pensato al suicidio come soluzione dal male che in questi anni ha vissuto o alla sofferenza che ha percepito, contro quella parte di lei che invece dipseratamente la tiene a galla e che probabilmente la porta qui a scrivere in cerca di qualcuno che "le fornisca un suggerimento" o forse semplicemente "accolga il suo dolore". Quello che posso dirle è che io LA SENTO: non è pazza, non è esagerata, è semplicemente una persona che soffre, che ha bisogno di riattraversare tasselli della propria vita e di trovare loro un posto. So che fidarsi per lei non è facile...la sua esperienza non vanta relazioni che l'hanno fatta sentire accolta. Ciò nonostante la invito a compiere un altro piccolo salto coraggioso, ed affidarsi a qualcuno predisposto all'ascolto, un professionista della salute mentale, che sia capace di accoglierla e rassicurarla, oltre che guidarla nel suo cammino di crescita che sicuramente è ancora lungo ed ha tutto il diritto di essere vissuto!
Un caro saluto Dr.ssa Noemi Carriei - Firenze
Buona sera.
quello che ho sentito leggendo le sue parole è una sofferenza e una stanchezza stabili, durature. Sembra che lei viva tutto ciò che le accade come ineluttabile, come se non ci fosse altro modo di far andare le cose. Lei dice di non aiutare nessuno, ha dismesso le relazioni personali perché delusa, ma al contempo sembra costretta, in una qualche maniera, in comportamenti e abitudini che le tolgono il respiro. Forse non riesce più ad adattarsi a modalità inautentiche di essere. Aprirsi agli altri può fare paura, certo, significa mostrarsi, scoprire all'altro parti di noi che chissà se noi stessi le conosciamo. C'è sempre un rischio, ma le relazioni con le persone possono avere il potere di farci sentire accolti, compresi, complici, amati e parte di qualcosa.
Cosa cerca nelle persone? Cosa vuole LEI per sè?
Chiarisca, in una terapia, le domande che nascono in lei, per concedersi l'opportunità di pensare nuove possibilità di vita.
Salve dalle sue parole si percepisce il malessere che sta vivendo, sicuramente una situazione non facile , ma può sempre concedersi nuove opportunità per superare tutto ciò in maniera risolutiva e funzionale. Una psicoterapia potrebbe essere un valido aiuto. Cordiali saluti dott.ssa Marilena Santonicola
Gentile utente, il mio consiglio è di intraprendere un percorso di psicoterapia per approfondire meglio la situazione che sta vivendo. Un caro saluto, dott.ssa Giada D'Amico
Buongiorno, i suoi dubbi sono legittimi. Una psicoterapia è consigliata perché, se da una parte "guarisce" gli stati d'animo che non la fanno stare bene, dall'altro "educa" alla consapevolezza e alla conoscenza di sé. La conseguenza di questa "educazione" è che poi lei è in grado di fronteggiare tutto ciò che la vita ci riserva quotidianamente, in modo adeguato.
Se non trova riscontro con lo psicoterapeuta che sta frequentando o dovesse frequentare, conviene cambiare. Ognuno ha un suo metodo di lavoro e non è detto che quel metodo vada bene per lei. A disposizione per qualsiasi chiarimento, la saluto cordialmente.
dr.ssa Elena Santomartino, psicologa psicoterapeuta
Mi dispiace sentire che stai attraversando un periodo così difficile e che ti senti così intrappolata nella tua vita. Posso capire che le tue esperienze passate abbiano avuto un impatto significativo sulla tua fiducia nelle relazioni e nella fiducia in generale. Innanzitutto, è importante prenderti cura di te stessa. Cerca di dedicare del tempo per riflettere sulle tue emozioni e sulle tue esigenze. Chiediti cosa vuoi e cosa ti rende felice nella vita. Potresti considerare di cercare il supporto di uno psicologo o di uno specialista della salute mentale per aiutarti a esplorare queste emozioni e a sviluppare strategie per affrontare le tue difficoltà. La comunicazione aperta è fondamentale per affrontare le sfide nelle relazioni. Cerca di esprimere i tuoi sentimenti e le tue preoccupazioni in modo chiaro e onesto con le persone importanti nella tua vita. Se ti senti isolata o non hai persone affidabili intorno a te, potresti considerare di cercare nuove amicizie o di partecipare a gruppi o attività che ti interessano, dove potresti incontrare persone con interessi simili. È anche importante ricordare che non sei sola in queste difficoltà. Molte persone affrontano sfide simili nella vita e ci sono risorse disponibili per il supporto. Potresti cercare gruppi di supporto online o nella tua comunità locale, dove potresti connetterti con altre persone che condividono le tue esperienze e trovare sostegno reciproco.
Dr. Roberto Prattichizzo
Buongiorno, un po' d'ordine, questo mi viene da dire leggendo la sua lettera. Ordine nel senso di priorità, di buttare quel che non serve più, di custodire preziosamente quello che va bene. C'è un forte giudizio nelle sue parole contro sè stessa, si ammorbidisca. Non sono tutti sbagli quelli che facciamo, sono esperienze, che poi ti aiutano, magari a non fare gli stessi sbagli, ma comunque ne farai altri. Perchè così è la vita, se nascessimo "imparati" sarebbe diverso. Ma poi una cosa che poteva sembrare sbagliata è servita per altro.Avrà avuto una vita, sin dall'infanzia, che l'ha portata ad essere così. Se le interessa comprendersi meglio (non capirsi, che è più cognitivo), ma comprendersi che significa prendere con sè), può intraprendere un percorso psicoterapeutico. E' un viaggio dentro se stessi molto affascinante. Rimango a disposizione, cordiali saluti dott.ssa Silvia Ragni
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Nietzsche diceva: "Chi pensa diversamente va spontaneamente in manicomio".
Mi sembra che lei pensi diversamente ma ciò non comporta di esser pazzi ma di esser soggetti vivi e non omologati.
perchè giudicarsi? è solo se stessa e può creare nel mondo la vita che vuole, secondo la sua strada, la sua unica autentica visione.
Buona giornata

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