cosimo Frascella

Buongiorno,
prima di tutto, voglio riconoscere quanto possa essere difficile vivere con questi sintomi e il coraggio che dimostra nell’affrontarli e cercare supporto. La ricomparsa di ansia e attacchi di panico, soprattutto in seguito a un periodo di grande stress collettivo come la pandemia, non è insolita, ma capisco quanto possa essere destabilizzante per lei.
Le difficoltà che descrive – il tremore, i dolori al petto e al braccio, i risvegli notturni e i sintomi gastrointestinali – suggeriscono che il suo corpo sta reagendo intensamente a uno stato di allarme costante. Questa risposta potrebbe essere una sorta di "eco" dei sintomi che ha vissuto 14 anni fa, riattivata da un’esperienza che ha messo a dura prova il suo senso di sicurezza.
Nel mio approccio, considero importante esplorare non solo i sintomi, ma anche il contesto emotivo e personale in cui questi si manifestano. Mi chiedo:
In che modo il periodo legato alla pandemia ha influenzato la sua percezione di sicurezza, sia fisica che emotiva?
Ha notato pensieri ricorrenti, paure specifiche o situazioni che scatenano questi attacchi?
Come ha affrontato i sintomi in passato? C'è qualcosa che all'epoca ha trovato utile o che possiamo riprendere?
La sua decisione di sottoporsi a una visita cardiologica è importante: escludere cause mediche è sempre il primo passo per affrontare sintomi fisici così intensi. Una volta fatto, possiamo concentrarci sul significato emotivo di questi sintomi. La connessione tra ansia e corpo è profonda; il dolore al petto, il tremore e il reflusso gastroesofageo sono segnali che il suo corpo sta esprimendo qualcosa che forse non riesce ancora a verbalizzare.
Riguardo alla terapia farmacologica, a volte può essere utile un supporto farmacologico più specifico per spezzare il ciclo dell’ansia acuta, ma la decisione migliore può essere presa consultando uno psichiatra che lavori in collaborazione con il suo medico curante.
Sul fronte psicoterapeutico, potrebbe essere benefico creare uno spazio per esplorare cosa sta accadendo internamente, a un livello emotivo più profondo. Insieme, potremmo lavorare per:

Identificare le fonti di paura che alimentano questo stato di allerta.
Trovare strategie per modulare l'ansia, come tecniche di respirazione o consapevolezza corporea.
Esplorare eventuali aspetti irrisolti che possono contribuire a questa riattivazione dei sintomi.
Voglio incoraggiarla a vedere questo momento non solo come una ricaduta, ma come un'opportunità per comprendere meglio se stessa e per trovare nuovi strumenti per affrontare le sue paure. Il fatto che lei stia cercando aiuto dimostra che sta già muovendo i primi passi in questa direzione.

Salve,
prima di tutto, voglio riconoscere il coraggio che dimostra nel condividere ciò che sta vivendo. La sua descrizione — il mal di schiena, la rigidità muscolare e la costante sensazione di allerta — suggerisce che il suo corpo sta comunicando qualcosa di significativo.

Nella mia esperienza, il corpo spesso parla il linguaggio delle emozioni, soprattutto quando queste non trovano un altro modo per essere espresse. La rigidità che sente potrebbe riflettere tensioni psicologiche che il corpo ha somatizzato, mentre la sensazione di "viaggiare con la quinta marcia" potrebbe indicare uno stato di iperattivazione, come se il suo sistema fosse sempre pronto a rispondere a una minaccia, anche se questa non è visibile.
Vorrei esplorare insieme a lei alcune domande:
Ci sono stati cambiamenti recenti nella sua vita, o situazioni che possono averla messa sotto pressione emotiva?
Ha notato pensieri ricorrenti o preoccupazioni che potrebbero contribuire a questo stato di tensione?
Quando si distrae facilmente, che tipo di pensieri o sensazioni emergono?
Spesso, quando il nostro corpo ci parla in questo modo, può essere utile dedicare del tempo a esplorare non solo ciò che sta accadendo fisicamente, ma anche i significati emotivi sottostanti. Forse, insieme, potremmo scoprire i temi emotivi che stanno dietro a questa allerta costante e lavorare per trovare modi più gentili e sani di affrontarli.
Un approccio terapeutico potrebbe aiutarla a costruire uno spazio sicuro per riflettere su queste esperienze, integrando il corpo e la mente in un modo che promuova il suo benessere complessivo. Le suggerisco anche, se non lo ha già fatto, di consultare un medico per escludere cause puramente fisiche e completare così una visione più ampia del suo stato attuale.