Effetto Nocebo
Esperto Rebecca Silvia Rossi • Psicologia • 9 gennaio 2017 • Commenti:
Spesso si sente parlare del cosiddetto “effetto placebo”, situazione nella quale le condizioni mediche di un paziente migliorano per la mera convinzione di aver assunto un farmaco, che in realtà nient’altro è che un placebo.
In altre parole, è la capacità dell’organismo di reagire in modo positivo a una sostanza che non ha nessun principio curativo, dovuta al fatto che il paziente è convinto di assumere il farmaco specifico per la cura del suo male.
Effetto nocebo: che cos’è?
Esiste, seppur poco menzionato, anche l’effetto contrario, “effetto nocebo”, più preoccupante e meno voluto. I meccanismi che stanno alla base dell’effetto nocebo equivalgono a quelli del placebo, alla rovescia. Mentre quest’ultimo incentiva la reazione immunitaria dell’organismo, il nocebo causa un suo calo.
Vi sono pochi studi a riguardo, mancanza che bisognerebbe colmare al più presto in quanto l’eventualità di essere condizionati da questo effetto può portare anche ad effetti dannosi nella terapia di ogni sorta, anche psicologica.
C’è addirittura chi sostiene che morti in seguito a “maledizioni” o ingestioni di finti veleni potrebbero essere forme estreme di effetto nocebo. Il potere della suggestione potrebbe essere ben più grande di quanto immaginiamo.
Effetto nocebo: una profezia che si autoavvera?
Esistono vari esempi di effetto nocebo: caso estremo è quello di Sam Shoeman che, negli anni settanta, morì poco dopo una diagnosi di cancro terminale al fegato.
Dalla sua autopsia fu però rilevato che il cancro non aveva metastasi e si presentava ancora molto piccolo. È quindi possibile sostenere che ciò che uccise Shoeman fu la sua convinzione che di lì a poco sarebbe morto di cancro e non il cancro in sé?
Questo fenomeno potrebbe considerarsi una sorta di profezia che si autoavvera: il medico, nella sua veste di figura autorevole, dichiara che soffriamo di un male incurabile e che siamo destinati a passare a miglior vita nel giro di poco.
Così, noi ci convinciamo delle sue parole e iniziamo a sentirci come si sentirebbe un malato terminale.
Stessa cosa, allora, potrebbe succedere per quanto riguarda le nostre convinzioni, i nostri pensieri. Spesso, infatti, pensieri negativi quali: “Questa situazione non cambierà mai”, “Dopo quel che mi è successo non sarò più felice”, “Se non ottengo quella promozione la mia vita non avrà più senso” si trasformano in esiti veritieri. Come? Ecco alcuni esempi:
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“Questa situazione non cambierà mai” è il miglior modo per non farla cambiare. Non è la situazione in sé a dover cambiare ma il nostro modo di vederla, di interfacciarci con essa. Se invece continuiamo a vedere ciò come impossibile, il pensiero negativo si avvererà e la situazione non potrà cambiare mai.
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Pensare “Dopo quello che mi è successo non sarò più felice” mi porterà a comportarmi secondo questa convinzione, privandomi magari di cose che potrebbero rendermi felice.
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Lavorare sotto una pressione tale dovuta al pensiero che senza una promozione la propria vita non avrà più senso, creerà ansia e, pertanto, diminuzione delle prestazioni lavorative, cosa che probabilmente porterà a non ottenere la promozione tanto agognata.
Questi sono tre semplici esempi di come l’effetto placebo possa anche derivare da quel che noi stessi pensiamo, non solo da medicinali prescritti o da quanto qualcun altro dice.
Quali sono le cause dell’effetto placebo e dell’effetto nocebo?
Dai risultati di recenti studi, sembrerebbe che sia l’effetto placebo che quello nocebo, essendo risvolti della stessa medaglia, abbiano basi biologiche scientificamente attestate. Ossia, l’aspettativa così come il condizionamento che essa porta, sembra mettano in circolo degli specifici trasmettitori che imitano gli effetti attesi.
Bisognerebbe guardare queste evidenze come un grande passo verso un nuovo modo di vivere la terapia, soprattutto in campo farmacologico, ma anche in quello delle cure psicologiche.
Alcuni studi di neuroimaging, infatti, hanno rilevato che la psicoterapia ha effetto anche sulle reti neurali, alla stregua di alcuni farmaci.
La psicoterapia può aiutare a modificare quei pensieri che ci fanno incorrere sempre negli stessi errori, reiterare sempre gli stessi comportamenti, provare sempre le stesse emozioni negative.
Può aiutare ad eliminare questo effetto nocebo, questa profezia che si auto avvera, agendo primariamente sul pensiero negativo, cercando alternative assieme al paziente, creando nuove strategie di pensiero che porteranno a comportamenti più funzionali ed emozioni positive.