Che cos'è la personalità?

Esperto Rebecca Silvia RossiPsicologia • 9 gennaio 2017 • Commenti:

Con personalità, si indica una modalità di pensare, sentire, e comportarsi caratterizzante l’adattamento e lo stile di vita di un determinato individuo, risultante da fattori temperamentali, dello sviluppo e dell’esperienza sociale.

Esiste una grande varietà di pensieri e opinioni riguardo lo studio di questa disciplina, tanto che ogni professionista, a seconda della propria concezione della persona, esplora in profondità o trascura diverse cause e meccanismi del funzionamento umano.

Ogni teorico, quindi, nel definire la personalità e i suoi disturbi partirà da quanto ritiene essere più importante nello sviluppo di essa: geni, ambiente, l’interazione tra i due.

Ognuno si concentrerà sui punti soggettivi di interesse andando a costituire una gran numero di teorie, numero quasi equivalente ai teorici che hanno affrontato la questione.

Differenza tra personalità, temperamento e carattere

Il costrutto della personalità è stato introdotto più di recente nel linguaggio psicologico rispetto alle nozioni di carattere e temperamento, nozioni alle quali rimane comunque connessa, talmente connessa che molte volte i termini vengono addirittura usati in modo interscambiabile. Tra i tre:

- il temperamento è la struttura più stabile, in quanto a base innata. Si nasce con un certo temperamento, che rimarrà pressoché immodificato durante il corso della vita: il temperamento è l’insieme dei tratti che caratterizzano fisiologicamente ogni individuo, che lo rendono diverso da ogni altro.

Ad oggi, si continua ad usare questa nozione per riferirsi agli aspetti dell’organizzazione psicologico - soggettiva più influenzati dalle determinanti biologiche, quali la sensibilità, l’eccitabilità, la responsività.

- Inevitabilmente, il temperamento va ad interagire con l’ambiente, creando in questo modo il carattere: il carattere è quindi la componente dinamica della personalità, in quanto si modifica in base all’interazione tra determinate esperienze e un determinato temperamento.

Seppur dinamica, è una configurazione relativamente permanente di un individuo, a cui si possono ricondurre aspetti abituali e tipici del suo comportamento.

- La personalità è invece una modalità relativamente stabile di pensiero, sentimento e comportamento che caratterizza il tipo di adattamento e lo stile di vita di un soggetto, che dipende da fattori costituzionali, dello sviluppo e dell’esperienza sociale.

Per potere descrivere il profilo di personalità di un individuo è necessario valutarlo in vari aspetti, tra i quali quello funzionale e quello relazionale, e in vari contesti.

Si tratta, cioè, di valutare come un determinato individuo sia inserito all’interno di uno specifico contesto storico, relazionale, affettivo, lavorativo, sociale, e come reagisce in altri contesti, diversi da quello abituale.

Dall’interazione tra l’individuo e l’ambiente, la persona e la situazione, risulta il comportamento; le persone reagiscono alle situazioni come sono da loro percepite, a livello cognitivo (determinato biologicamente) e affettivo, derivato dall’esperienza di vita (determinato dall’ambiente).

Il modo in cui le persone percepiscono e manipolano le situazioni dipende dalle loro caratteristiche, abilità, aspettative, sensibilità: la personalità non è la somma di componenti, fattori o tendenze, ma è un insieme organizzato tra cognizioni ed affettività.

Le persone hanno perciò modi caratteristici di scegliersi gli obiettivi, che possono però essere anche attivati dalla situazione stessa. Questi aspetti danno un senso di stabilità alla personalità, dato che sono modi stabili di variabilità situazionale.

Individualizzare una persona: relativa stabilità e assoluto cambiamento

Per riuscire ad individualizzare una persona bisogna quindi riconoscere quali sono le caratteristiche proprie di essa, quelle che danno relativa stabilità e assoluto cambiamento alla vita: si parla di assoluto cambiamento e relativa stabilità per indicare il fatto che le persone cambiano nel tempo pur riconoscendosi in modo stabile, poiché esiste una sorta di schema che caratterizza la personalità indipendentemente dai fattori esterni o dagli eventi della vita.

La relativa stabilità indica quei comportamenti che tendono a manifestarsi continuamente nel corso della vita e che possono differenziare a seconda delle fasi di sviluppo di una persona, o nelle differenti situazioni. Con assoluto cambiamento ci si riferisce invece ad una stessa manifestazione con cause diverse tra diversi soggetti.

Questi concetti assieme stanno ad indicare la somiglianza della stessa persona, della sua personalità, nel tempo. È quindi facile, in quest’ottica, trovare continuità diretta tra caratteristiche, tratti, aspetti personologici nel corso della vita di ogni persona. Questa continuità deve però essere adattiva, deve permettere all’individuo di relazionarsi con armonia alle differenti situazioni che la vita presenta, alle diverse persone con le quali si trova ad interagire.

Se così non fosse, ci si potrebbe trovare davanti a quello che viene definito un disturbo di personalità. Infatti, il disturbo di personalità è riscontrabile in quegli individui che hanno tratti inflessibili del carattere, modalità di rapportarsi col mondo che li portano ad assumere atteggiamenti non adattivi, portando quindi sofferenza.

Cosa sono i disturbi di personalità?

Le caratteristiche più salienti dei disturbi di personalità sono riassumibili principalmente nei seguenti punti:

  • i disturbi di personalità sono collocabili lungo un continuum che va dalla patologia alla normalità;

  • non possono essere compresi singolarmente, ma devono essere considerati come un’unica costellazione di processi psicologici;

  • coinvolgono processi consci così come processi inconsci (quindi di più difficile analisi);

  • riflettono processi radicati nella personalità, associati alla regolazione degli affetti e resistenti al cambiamento.

Gli individui diagnosticabili con disturbo di personalità tendono ad avere schemi disfunzionali che non permettono di interpretare correttamente le informazioni provenienti dall’esterno (e anche dall’interno), codificandole così in modo distorto.

Questa incapacità influisce sulla possibilità di autoregolazione, di stabilire obiettivi primari e secondari, e di valutare la propria prestazione nel perseguirli.

Quanto descritto può capitare a tutti, in situazioni di stress elevato, non solamente a chi ha ricevuto tale diagnosi: il continuum di cui si parlava non è fisso, una persona può esservi rappresentata in vari punti a seconda dei momenti.

Esperto

Rebecca Silvia Rossi psicologo, psicoterapeuta, psicologo clinico Dott.ssa

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