Dott.ssa Alessandra Volpe Brinzaglia

Il colloquio psicologico viene generalmente visto come strumento di valutazione o di aiuto di fronte ad una richiesta specifica della persona che lo richiede. Personalmente lo ritengo più come una vera e propria dimensione, spazio – temporale, all’interno della quale “accade una relazione”, che è poi il vero strumento di aiuto e di cura di fronte ad una sofferenza psicologica. Una delle prerogative fondamentali per un buon colloquio psicologico è la sospensione del giudizio, unita alla competenza professionale, ad una sensibilità spiccata ed a una buona capacità di ascolto, da parte del professionista mentre da parte della persona che si sottopone ad un colloquio psicologico è la motivazione, intesa come spinta reale al cambiamento.

Il mio lavoro è volto, alla prevenzione e alla cura di molte situazioni di disagio psicologico che può essere sperimentato dalla persona in qualsiasi momento della vita, sia direttamente che attraverso il contatto con la sofferenza altrui. La terapia di cui mi occupo non necessariamente deve essere lunga per risultare efficace e permette alla persona di poter ritrovare il proprio equilibrio è per definizione è breve e strategica ovvero mirata ad eliminare comportamenti che rivelano il disagio.

Ciascun membro della famiglia nel corso del tempo cresce e si trasforma, così come le relazioni tendono a modificarsi, ogni famiglia deve confrontarsi con le trasformazioni relative allo sviluppo emotivo, cognitivo e sociale causate da vari eventi del ciclo di vita (nascita di un figlio, adolescenza, la malattia, la morte di una persona cara, l’accoglimento in casa di un genitore anziano...). Nel momento in cui la famiglia non riesce ad assecondare i cambiamenti che avvengono, possono presentarsi momenti di crisi che creano squilibrio nel sistema causando disagio e sofferenza.).

La ritengo come una vera e propria dimensione, spazio – temporale, all’interno della quale “accade una relazione”, che è poi il vero strumento di aiuto e di cura di fronte ad una sofferenza psicologica. Una delle prerogative fondamentali per una buona prima visita è la sospensione del giudizio, unita alla competenza professionale, ad una sensibilità spiccata ed a una buona capacità di ascolto, da parte del professionista mentre da parte della persona che si sottopone ad un colloquio psicologico è la motivazione, intesa come spinta reale al cambiamento.

Ciascun membro della famiglia nel corso del tempo cresce e si trasforma, così come le relazioni tendono a modificarsi, ogni famiglia deve confrontarsi con le trasformazioni relative allo sviluppo emotivo, cognitivo e sociale causate da vari eventi del ciclo di vita (nascita di un figlio, adolescenza, la malattia, la morte di una persona cara, l’accoglimento in casa di un genitore anziano...). Nel momento in cui la famiglia non riesce ad assecondare i cambiamenti che avvengono, possono presentarsi momenti di crisi che creano squilibrio nel sistema causando disagio e sofferenza.

Il sostegno psicologico è una funzione di tipo supportivo delle condizioni di benessere della persona o del gruppo. L'obiettivo è il miglioramento della qualità di vita dell’individuo in cui si rileva opportuno, sviluppando e potenziando i suoi punti di forza e le sue capacità di autodeterminazione. L'intervento è mirato ad ottimizzare ogni tipo di relazione affettiva, adeguando la percezione del carico delle responsabilità e sviluppando le reti di sostegno e di aiuto nelle situazioni di disabilità o disagio psichico

Il colloquio psicologico viene generalmente visto come strumento di valutazione o di aiuto di fronte ad una richiesta specifica della persona che lo richiede. Personalmente lo ritengo più come una vera e propria dimensione, spazio – temporale, all’interno della quale “accade una relazione”, che è poi il vero strumento di aiuto e di cura di fronte ad una sofferenza psicologica. Una delle prerogative fondamentali per un buon colloquio psicologico è la sospensione del giudizio, unita alla competenza professionale, ad una sensibilità spiccata ed a una buona capacità di ascolto, da parte del professionista mentre da parte della persona che si sottopone ad un colloquio psicologico è la motivazione, intesa come spinta reale al cambiamento.

Il colloquio psicologico viene generalmente visto come strumento di valutazione o di aiuto di fronte ad una richiesta specifica della persona che lo richiede. Personalmente lo ritengo più come una vera e propria dimensione, spazio – temporale, all’interno della quale “accade una relazione”, che è poi il vero strumento di aiuto e di cura di fronte ad una sofferenza psicologica. Una delle prerogative fondamentali per un buon colloquio psicologico è la sospensione del giudizio, unita alla competenza professionale, ad una sensibilità spiccata ed a una buona capacità di ascolto, da parte del professionista mentre da parte della persona che si sottopone ad un colloquio psicologico è la motivazione, intesa come spinta reale al cambiamento.

Il mio lavoro è volto, alla prevenzione e alla cura di molte situazioni di disagio psicologico che può essere sperimentato dalla persona in qualsiasi momento della vita, sia direttamente che attraverso il contatto con la sofferenza altrui. La terapia di cui mi occupo non necessariamente deve essere lunga per risultare efficace e permette alla persona di poter ritrovare il proprio equilibrio è per definizione è breve e strategica ovvero mirata ad eliminare comportamenti che rivelano il disagio.

Ciascun membro della famiglia nel corso del tempo cresce e si trasforma, così come le relazioni tendono a modificarsi, ogni famiglia deve confrontarsi con le trasformazioni relative allo sviluppo emotivo, cognitivo e sociale causate da vari eventi del ciclo di vita (nascita di un figlio, adolescenza, la malattia, la morte di una persona cara, l’accoglimento in casa di un genitore anziano...). Nel momento in cui la famiglia non riesce ad assecondare i cambiamenti che avvengono, possono presentarsi momenti di crisi che creano squilibrio nel sistema causando disagio e sofferenza.).

La ritengo come una vera e propria dimensione, spazio – temporale, all’interno della quale “accade una relazione”, che è poi il vero strumento di aiuto e di cura di fronte ad una sofferenza psicologica. Una delle prerogative fondamentali per una buona prima visita è la sospensione del giudizio, unita alla competenza professionale, ad una sensibilità spiccata ed a una buona capacità di ascolto, da parte del professionista mentre da parte della persona che si sottopone ad un colloquio psicologico è la motivazione, intesa come spinta reale al cambiamento.

Ciascun membro della famiglia nel corso del tempo cresce e si trasforma, così come le relazioni tendono a modificarsi, ogni famiglia deve confrontarsi con le trasformazioni relative allo sviluppo emotivo, cognitivo e sociale causate da vari eventi del ciclo di vita (nascita di un figlio, adolescenza, la malattia, la morte di una persona cara, l’accoglimento in casa di un genitore anziano...). Nel momento in cui la famiglia non riesce ad assecondare i cambiamenti che avvengono, possono presentarsi momenti di crisi che creano squilibrio nel sistema causando disagio e sofferenza.

Il sostegno psicologico è una funzione di tipo supportivo delle condizioni di benessere della persona o del gruppo. L'obiettivo è il miglioramento della qualità di vita dell’individuo in cui si rileva opportuno, sviluppando e potenziando i suoi punti di forza e le sue capacità di autodeterminazione. L'intervento è mirato ad ottimizzare ogni tipo di relazione affettiva, adeguando la percezione del carico delle responsabilità e sviluppando le reti di sostegno e di aiuto nelle situazioni di disabilità o disagio psichico