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Punteggio generale
Vorrei semplicemente dire che ho commesso un grande errore ad abbandonare la terapia, in quanto dopo un po’ di tempo trascorso, ho capito che mi aveva insegnato tante cose su di me e su quanto mi girava intorno, metodi che purtroppo non ho più trovato altrove.
Quindi, nonostante abbia dubitato dei metodi perché non vedevo cambiamenti nell’immediato, vorrei esprimere un enorme grazie a Marianna….ed anche chiedere scusa se ho dubitato di te.
Mi è costato tanto decidere di fare il passo di iniziare un percorso di psicoterapia, ma ora che l'ho intrapreso e ho visto quanto ho cambiato della mia vita ne sono proprio felice.
Mi sono subito trovata bene con Marianna, persona alla mano, da cui mi sono sentita accolta e compresa. L'ora in cui ci vedevamo è diventato il mio spazio personale in cui dedicarmi a me e imparare a prendermi cura di me. Sono riuscita a dire cose del mio passato che non avevo mai detto esplicitamente a nessuno e ho scoperto che poi mi sono sentita molto meglio!
Ringrazio Marianna per la presenza e la gentilezza con cui mi ha accompagnata ad esplorare ciò che più temevo di tirare fuori di me. Sono davvero grata.
A differenza delle esperienze precedenti, con Marianna ho trovato un approccio concreto che mi ha permesso di cambiare ciò che non andava nella mia vita, . Ho avuto modo di vedere lati del mio carattere che non conoscevo,riscoprendo così le mie potenzialità.Persona empatica ed accogliente, con cui poter parlare anche di tematiche a me difficili. Consiglio vivamente.
Rivolgermi ad uno psicologo è stata una scelta molto difficile, ma l'insicurezza è svanita quando ho incontrato la dr.ssa Marianna. Mi sono sentita subito comoda e messa a mio agio. Mi sono sentita ascoltata e accolta anche in quelle emozioni e vissuti che io stessa non riuscivo ad accogliere. Il percorso mi è stato utile per scoprire cose di me e il mio modo di vivere e di stare con gli altri si è gradualmente trasformato. Sono molto contenta e molto più serena nel lavoro, ma anche nelle relazioni personali. Non posso che ringraziare la dr.ssa Marianna per la sua professionalità e il suo calore che porto con me. La consiglio davvero!
Professionista empatica e profonda, mi sono sentita completamente a mio agio, nel potermi incontrare e (ri)scoprire in un ambiente accogliente e non giudicante. Grazie!
Sempre disponibile e puntuale. È stata la prima volta che mi sono rivolta a una psicologa e mi sono sentita subito a mio agio. Empatia e ottima capacità di ascolto mi hanno condotto a continuare la psicoterapia con la dott.ssa.
Empatica e molto accogliente, riesce a farti sentire in quell'ambiente protetto, dove è molto più facile tirare fuori e lavorare le proprie problematiche. Chiuso un ciclo rimane la possibilità di un contatto nel momento del bisogno.
Mi sono sentita ascoltata, accolta e aiutata rispetto ai problemi che vivevo. Grazie a questo percorso ho avuto modo di capire meglio quello che stavo vivendo e trovato la forza di fare dei cambiamenti nella mia vita.
Grazie.
ha risposto a 1 domande da parte di pazienti di MioDottore
Buongiorno,
Ho difficoltà a parlare di quello che mi è accaduto , sono confusa e non so cosa fare e a chi rivolgermi.
Parto dall'inizio. 15 anni fa mi sono separata, avevo già due bambini, la prima è nata che non ero ancora maggiorenne. Dopo 7 anni di relazione con il mio ex l'ho lasciato. Sono rimasta sola x 6 anni, stavo bene, non cercavo altro. Un giorno sui social ho cominciato a parlare con il mio attuale compagno. Dopo qualche mese, l'ho raggiunto con i miei figli che all'epoca avevano 11 il bambino e 13 la bambina. Abbiamo cominciato a convivere a casa sua e dopo un anno è arrivata la nostra prima figlia.
Nel nostro rapporto ci sono stati alti e bassi, perché mentre all'inizio andava tutto bene, dopo la nascita di nostra figlia, lui ha cominciato a odiare i miei figli. Sopratutto la bambina. Un anno fa mia figlia grande compiuti 20 anni è andata via di casa. Premetto che in tutti questi anni non c'è più stato più alcun rapporto tra il mio compagno e i miei figli. Nulla, non si parlavano, si evitavano, vivevano nella stessa casa ma era palpabile l'odio che con il tempo è diventato reciproco. Arrivando ad oggi, dopo un anno che mia figlia è andata via, (io la sentivo sempre, ma non la potevo vedere, non poteva venire a trovarmi perché lui non voleva, non la potevo nemmeno nominare in casa) ho colto l'occasione della nascita della mia seconda bambina per convincerlo a farmi rivedere mia figlia con la scusa di fargliela conoscere. In quel momento tra noi andava tutto benissimo, eravamo felici sia come genitori che come coppia, andava tutto bene, per questo sono confusa e non capisco cosa sia successo. Arriva mia figlia che ha 21 anni. Passiamo giornate felici e lui gli rivolge la parola e si rende disponibile in tutto, ad aiutarla . Solo che comincio ad avere una strana sensazione, non me la spiegavo, sono arrivata a mettere in dubbio la mia sanità mentale. Lui si era allontanato. Non eravamo più felici. Non capivo. Dopo un mese per problemi economici mia figlia chiede a lui aiuto. Lui fa la parte , dice che è scocciato, ma accetta e la fa venire. Primi tempi simpatico, disponibile con lei, fino a qualche settimana fa. All'improvviso decide che non gli va più bene e che lei deve andare via. Arriva a dirmi ogni cattiveria su di lei. A dirmi che è bugiarda. Ed in effetti lei negli anni me ne ha sempre raccontate di bugie. Ma stavolta c'era altro, mi diceva delle cose, ma non tutto per paura di non essere creduta. E lui forte del fatto che noi non ci parlavamo molto, ha continuato ad insistere sul fatto di allontanarla, dicendomi che era bugiarda e che il suo intento era farci lasciare. Questa volta però mi sono rifiutata, mi sono avvicinata a mia figlia è parlando ho scoperto una cosa che mi ha lasciata disgustata. Mi ha fatto leggere i messaggi scritti da lui a lei in questi mesi dove lui ci ha palesemente provato, arrivando a dirgli di aprirsi con lui, a dirgli di fare robe nascoste intime senza dirmelo. Sono sempre stata una donna sottomessa a lui. Non ho mai fatto nulla contro la sua volontà, ho vissuto questi nove anni a testa bassa e accettando le sue critiche, le sue sgridate, sentendomi come una bimba intimorita di fronte ad un padre severo, oggi a 39 anni non so se mi meritavo davvero questo da lui, ah lui ha 53 anni, una figlia da un precedente rapporto che ha cominciato a vedere in struttura protetta solo qualche anno fa e che oggi ha 16 anni e ha espresso il desiderio di non voler più vedere suo padre, (la sua reazione al rifiuto della figlia, è stata quella di cancellarla) una ragazza che non conosco e che non è mai entrata nelle nostre vite. E adesso mi ritrovo con due bimbe, sola, isolata, come mio unico punto di riferimento fino ad oggi lui, non so che fare, stupidamente anche se non ho fatto nulla di male, ho paura ad affrontarlo. È lui che ha sbagliato vero? O sono stata io? Sono davvero confusa. Come lo affronto?
Buongiorno, leggendo la sua storia ho provato preoccupazione.
Gli atteggiamenti che descrive da parte del suo compagno rientrano nella violenza domestica.
Una violenza psicologica fatta di un esercizio sbilanciato del potere.
Si parla di violenza psicologica tutte le volte in cui c'è un perpetuato squilibrio di potere, perpetuate critiche e atteggiamenti svalutanti, una perpetuata imposizione della propria volontà sull'altra persona.
Il clima di odio creato dal suo compagno, il tentativo di metterla contro sua figlia e quindi la manipolazione della vostra relazione, il divieto di poter vedere sua figlia, accoglierla in casa o nominarla, fino alle vere e proprie molestie sessuali verso sua figlia, sono tutti atteggiamenti violenti. Così come le critiche e le sgridate che scrive di aver subito in questi 9 anni.
A volte la violenza può essere molto sottile, soprattutto inizialmente.
E' indicativo anche il fatto che questo signore abbia avuto contatti con la precedente figlia solo attraverso incontri protetti gestiti dai servizi sociali.
Parallelamente, lei si sente isolata, bloccata nel non sapere cosa fare e nella confusione creata dal senso di colpa. Un senso di impotenza che schiaccia.
Questo è spesso ciò che crea la violenza, ovvero che la persona "vittima" perda fiducia in sé e in quello che realmente sente, che abbia la sensazione di non sapere cosa fare o che addirittura si incolpi di colpe che in realtà non ha.
Ma questo è solo quello che la violenza porta a credere.
In realtà, anche una persona "vittima" ha la propria forza e il proprio potere.
Bisogna cercare aiuto per poterlo recuperare. A maggior ragione se ci sono dei minori coinvolti.
La psicoterapia certamente può aiutare a sostenere questo processo di dare un nome a quello che sta vivendo, fare chiarezza e ritrovare la forza e il proprio potere, che lei ha come donna e come madre.
Quello che consiglio vivamente è di fare in modo di non restare isolata, se è possibile si crei una rete di persone che la possano sostenere, per uscire dal senso di isolamento e anche come protezione (amiche e amici, i suoi stessi figli grandi, colleghe o colleghi di lavoro...).
E' importantissimo non restare da sola.
E in tutto questo, il mio invito è quello di ascoltare se stessa e ritornare a dare fiducia a quello che sente.
Lei ora parla di confusione, ma ha scritto in diversi punti quello che in realtà sentiva, come la percezione di qualcosa che non andava, il disgusto, la paura di affrontarlo.
Tutto questo è da ascoltare perché parla di quello che c'è dentro di lei e nella relazione con questa persona.
Un'ultima cosa che mi sento di dirle: si ricordi che esistono anche i centri antiviolenza, dove può trovare accoglienza, uno spazio in cui fare chiarezza su quello che le accade e un supporto sia psicologico che legale.
Avere informazioni chiare è il primo passo utile per comprendere qual è la situazione e cosa eventualmente poter fare per uscirne, se è questa la volontà.
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